Coronavirus, «Stato emergenza al 31 dicembre»: il premier si prepara alla proroga

Coronavirus, «Stato emergenza al 31 dicembre»: il premier si prepara alla proroga
di Simone Canettieri e Mauro Evangelisti
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Venerdì 10 Luglio 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 13:50

Prorogare lo stato d’emergenza in Italia fino al 31 dicembre. Per fare in modo che il premier possa ancora emanare, se ne ce fosse bisogno, nuovi Dpcm, gli ormai mitologici decreti del presidente del Consiglio che hanno accompagnato gli italiani durante la fase 1 e 2 del coronavirus. La spinta arriva dal Comitato tecnico scientifico e anche al Ministero della Salute sono consapevoli che sarà un passaggio necessario.

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CONFRONTO - Il tema è stato sollevato durante gli ultimi vertici a Palazzo Chigi con i capidelegazione. L’attuale stato di emergenza, proclamato lo scorso 31 gennaio, scade, o meglio termina, il 31 luglio. E dunque l’esecutivo a breve dovrà prendere una decisione. L’idea, appunto, è quello di prorogarlo almeno fino al prossimo 31 dicembre e visto come sta andando la pandemia - sia in Italia dove comunque siamo lontano dall’obiettivo di “zero casi” sia nel resto del mondo, dove la situazione si sta aggravando - non sembrano esservi alternative. Si tratta di un scenario che vede favorevole il M5S, a partire dal dicastero della scuola guidato da Lucia Azzolina, fino al Partito democratico. Più tiepida Italia Viva, che però davanti a ragioni sanitarie difficilmente si metterà di traverso. La decisione potrebbe essere anticipata dal premier Conte ai leader del centrodestra che la settimana prossima andranno a fargli visita per discutere del rilancio del Paese. Dalla Lega di Matteo Salvini, per esempio, trapela freddezza: «Non ne vedremmo l’esigenza», è la risposta davanti a questa evenienza. Di fatto l’indirizzo dell’esecutivo va in questa direzione. D’altronde, in molti hanno notato come in sede di conversione degli ultimi decreti siano stati tolti tutti i riferimenti temporali per citare la formula “fino alla fine dello stato d’emergenza”. Una fattispecie - non contemplata in Costituzione, ma regolamentata da una legge del ‘92 - che viene dichiarata dal consiglio dei ministri su proposta del presidente. E’ considerata - e la proroga segue questo solco - una misura anche di prevenzione ovvero «al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all’attività dell’uomo in Italia».

 

 


Non è una scelta facile, com’è immaginabile. E non solo perché lascia sul tavolo i Dpcm (strumenti legislativi che non hanno bisogno di passare dal varo delle Camere, al contrario dei decreti). Il “non detto” che spinge alla cautela è dettato dal timore che a settembre ci possa essere una seconda ondata di Covid, quella di ritorno, o che, nei migliori dei casi, i focolai che iniziano a puntellare il Paese si estendano in aree più vaste. C’è poi un altro aspetto: l’ombrello dello stato d’emergenza conferisce alla Protezione civile un ruolo ancora più centrale. In vista, per esempio, del ritorno a scuola. Ma se si parla con i tecnici e gli esperti, non si vedono molte alternative. Pensiamo ad esempio a tutti i provvedimenti che si stanno studiando e che dovranno essere applicati in tempi molto rapidi per la ripresa delle lezioni, dal distanziamento all’obbligo della mascherina in determinate condizioni se l’andamento dell’epidemia non sarà rassicurante: senza lo scudo dello stato di emergenza, c’è il rischio di paralizzare gli interventi. D’altra parte, sia pure nell’ambito di legislazioni differenti, anche altri paesi come la Spagna, sono ricorsi alla dichiarazione dello stato di emergenza.

LE TAPPE - In Italia tutto comincia il 31 gennaio, dopo che il giorno prima l’Organizzazione mondiale della sanità aveva dichiarato lo «stato di emergenza internazionale» per la pandemia di Sars-CoV-2. Il Consiglio dei ministri, su proposta di Conte, quel giorno delibera non solo lo stanziamento dei fondi necessari «all’attuazione delle misure precauzionali conseguenti alla dichiarazione di “Emergenza internazionale di salute pubblica” da parte della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)», ma anche «lo stato d’emergenza, per la durata di sei mesi, come previsto dalla normativa vigente, al fine di consentire l’emanazione delle necessarie ordinanze di Protezione Civile». I sei mesi stanno per terminare, sul tavolo ora c’è una proroga fino al 31 dicembre. Simone Canettieri Mauro Evangelisti © RIPRODUZIONE RISERVATA

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