L’estate nera del trasporto aereo europeo allunga la sua ombra minacciosa anche sull’Italia. Gli aeroporti del Paese, che tutto sommato stanno limitando i disagi, si preparano allo sciopero dei controllori di volo e dei lavoratori delle compagnie low cost Easyjet, Ryanair e Volotea, previsto per domani dalle 14 alle 18. Quattro ore di agitazione, molto meno dello sciopero programmato sull’intera giornata, come previsto inizialmente prima dell’intervento del Garante sui trasporti. Le ripercussioni sui viaggiatori promettono di essere pesanti. Sono 122, sull’intera rete, i voli cancellati da Ita Airways. E’ quanto si deduce dalla lista di cancellazioni che la compagnia aerea ha pubblicato sul proprio portale. L’azienda, nell’avviso ai viaggiatori, sottolinea che «potrebbero verificarsi alcune modifiche dell’operativo dei voli», spiegando però che è stato messo a punto un «piano straordinario per limitare i disagi dei passeggeri», riprenotando sui primi voli disponibili il maggior numero possibile di viaggiatori coinvolti nelle cancellazioni. Così, secondo i piani di Ita, il 50% riuscirà a volare nella stessa giornata del 17 luglio, mentre l’altra metà verrà riprotetta nell’arco dei due giorni a seguire.
Caos voli, l’onda lunga
Il caos sui cieli e negli aeroporti europei appare destinato a continuare nelle prossime settimane.
Il rapporto sottolinea che il continente europeo è la regione più colpita a causa della combinazione di un’impennata della domanda, della carenza di personale e delle vertenze sindacali che hanno portato a una serie di scioperi. Per quanto riguarda le compagnie aeree, Turkish Airlines è il vettore con il maggior numero di cancellazioni in Europa, con 4.408 voli, metà dei quali a Istanbul e un quarto verso la Russia. Seguono British Airways con 3.600 cancellazioni, easyJet (2.045), Lufthansa (1.888) e Wizz Air (1.256). Particolarmente critica la situazione a Londra. “Airmageddon” è il termine coniato dopo il caos scoppiato nell’aeroporto di Heathrow, scalo letteralmente sopraffatto da ritardi, cancellazioni e disservizi. Due giorni fa la compagnia Emirates ha usato questa parola cinematografica per criticare la situazione nello scalo londinese che a inizio settimana, nel cuore dell’estate, ha fissato un tetto di 100 mila passeggeri al giorno - 4 mila in meno rispetto a quanto programmato - fino all’11 settembre per carenza di personale. John Holland-Kaye, responsabile dello scalo londinese, ha parlato negli scorsi giorni di «periodi in cui il servizio scade ad un livello inaccettabile: lunghi tempi di coda, ritardi per i passeggeri che necessitano di assistenza, bagagli che non viaggiano con passeggeri o arrivo in ritardo, scarsa puntualità e cancellazioni dell’ultimo minuto».
L’appello
L’appello dello scalo alle compagnie è stato raccolto da Lufhansa (2 mila voli cancellati) ma Emirates ha rigettato seccamente la richiesta formulata dai responsabili dell’aeroporto londinese accusando i vertici aeroportuali di essere colpevoli di non aver programmato per tempo un ripristino degli organici dopo i tagli operati allo staff dei servizi di terra nei mesi dei lockdown e del picco degli effetti della pandemia sugli spostamenti. Negligenze, ha avvertito la compagnia araba, che non possono essere fatte pagare dall’utenza, attraverso appelli al taglio dei voli che rivelano solo «plateale disprezzo per i viaggiatori».
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