Coronavirus, arriva la laurea per manager
che gestiscono le emergenze da pandemia

L'Università per stranieri di Perugia
di Cristiana Mapelli
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Martedì 2 Giugno 2020, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 18:31
PERUGIA Dopo l’emergenza da coronavirus, sarà sempre più importante capire se esiste davvero il rischio che un certo evento accada e quale scenario ci aspetta. «Il disaster manager è il prodotto di una nuova società globalizzata nella quale il concetto di rischio rappresenta il tentativo di prevedere e controllare le conseguenze dell’azione umana e i suoi effetti indesiderati». A spiegarlo è Chiara Biscarini, professore associato di “Costruzioni idrauliche, marittime e idrologia” e direttore del centro Sustainable Heritage Conservation dell’Università degli Stranieri di Perugia e docente di disaster risk reduction nel nuovo corso “Studi internazionali per la sostenibilità e la sicurezza sociale”.
Professoressa Biscarini, riuscire a valutare i rischi diventa strategico a tutti i livelli?
«Il risk manager deve essere visto in un’ottica multirischio. In una situazione di costante incertezza, siamo comunque chiamati a prendere delle decisioni. Oggi è essenziale la formazione di nuovi quadri capaci di coordinare attività di previsione e gestione dei rischi che coinvolgano ambiti scientifici diversi, facendoli interagire con il mondo della politica e la società civile». Su cosa si focalizza il suo insegnamento? «Attraverso l’analisi di casi reali, con particolare attenzione ai rischi naturali, gli studenti simuleranno il ruolo del disaster manager applicando le conoscenze teoriche acquisite durante il corso un’ottica internazionale e sostenibilità globale».
Puntare sulla resilienza per creare società più forti?
«E’ la migliore difesa dai rischi, l’Università per Stranieri, in collaborazione con il Centro Funzionale di Protezione Civile, è impegnata nella realizzazione di una rete regionale di città resilienti per aderire alla campagna Making Cities Resilient dell’Onu».
Quali sono le peculiarità del nuovo corso di laurea?
«E’ un percorso molto innovativo e inizia con un primo anno di in lingua italiana e insegnamenti di base e corsi intensivi di lingua inglese e spagnola per affrontare un secondo anno con classi internazionali e insegnamenti impartiti in inglese e spagnolo».
E’ caratterizzato da un alto grado di internazionalizzazione?
«Auspichiamo in classi composte da studenti internazionali e gli insegnamenti saranno impartiti in più lingue. Il terzo anno “esperienziale” vedrà per lo più gli studenti impegnati in attività di tirocinio, laboratorio e tesi svolte, per i più meritevoli, nell’ambito di progetto internazionali promossi da enti come l’Unesco, la Comunità di Sant’Egidio, l’International Committee of the Red Cross, l’Unicef».
E il tema della sostenibilità?
«Ci sono focus sul tema della sostenibilità, declinato nelle sue classiche tre dimensioni della sostenibilità in ambito economico, ambientale e sociale, conformemente ai principi guida elaborati dalle Nazioni Unite».
Che sbocchi professionali può portare?
«Prepara all’inserimento nell’ambito di organizzazioni internazionali, istituzionali, non governative e del terzo settore, che operano nell’ambito tutela dei diritti fondamentali, della gestione dei rischi, della cooperazione allo sviluppo, sociale e culturale, delle relazioni internazionali».
Di che cosa di occupa il Centro Sustainable Heritage Conservation?
«Nel 2018 l’Unistra ospita il Centro interdisciplinare, per la conservazione e la gestione sostenibile del patrimonio culturale e naturale, il cui scopo è quello di promuovere la conservazione e gestione sostenibile del patrimonio culturale e naturale attraverso la ricerca e la formazione. Cambiamenti climatici e urbanizzazione in crescita sono solo alcune delle sfide che la contemporaneità ci pone».
Una cattedra Unesco?
«Oltre alla Unesco Chair in “Water Resources Management and Culture” della Stranieri, il Centro è costituito da altre 10 Università e relative Cattedre Unesco, già selezionate dal gruppo “Assetto del Territorio, Sostenibilità Urbana, Turismo”, istituito dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, che ha, tra gli obiettivi, quello di istituire in Italia, un polo di ricerca e formazione, fondato su visioni multiprospettiche del patrimonio culturale tangibile». 
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