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di Luca Cifoni

Perché nel 2018 il rapporto debito/Pil è risalito al 132,1%

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Venerdì 8 Marzo 2019, 22:01
Come confermato una settimana fa dall'Istat, a fine 2018 il rapporto debito/Pil è bruscamente risalito al 132,1 per cento, dopo che nei tre anni precedenti era sceso - in modo molto lento - dal 131,8 al 131,3. L'interruzione di questa tendenza moderatamente positiva non è una buona notizia per un Paese come il nostro che deve convincere gli investitori ad acquistare circa 400 miliardi di titoli di Stato ogni anno. Nelle ultime previsioni ufficiali, che risalgono a fine settembre, il governo ipotizzava che la discesa proseguisse al 130,9 per cento. Le cose sono poi andate molto diversamente, ma cosa è successo in tre mesi?

Naturalmente il rapporto debito/Pil dipende sia dal denominatore che dal numeratore della frazione. Quest'ultimo, il valore assoluto del debito, non è in realtà aumentato moltissimo tra le stime di settembre e il consuntivo: 2.316,7 miliardi invece di 2.314,3. Ben più rilevante è stata la variazione del Pil nominale: 1.753,9 miliardi contro i 1.767,6 previsti, quasi 14 miliardi. A settembre, la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza prevedeva che il prodotto avrebbe avuto un incremento del del 2,5 per cento rispetto all'anno precedente: 1,2 per cento come reale crescita economica e 1,3 come effetto dell'incremento dei prezzi (il cosidetto "deflatore del Pil"). La crescita dell'economia si è rivelata più bassa, con un +0,9% finale; ma ancora più sorprendente appare il risultato finale del deflatore del Pil (+0,8% invece che +1,3%) tanto più che a fine settembre il governo aveva confermato la propria stima, giudicando l'andamento effettivo «in linea» con essa.

Se il Pil nominale fosse rimasto quello previsto (che ancora a gennaio figurava nei documenti ufficiali del ministero dell'Economia), il rapporto debito/Pil avrebbe chiuso al 131,1 per cento, comunque in calo rispetto al 2017. La risalita dipende dunque tutta dal fatto che non si sono realizzate previsioni troppo ottimistiche sulla crescita e - soprattutto - sull'inflazione.
 
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