La difesa, infatti, puntava sulla «parziale» incapacità di intendere e volere dell'imputato, che oggi non è stata riconosciuta dal giudice. Il processo a Spanò è nato dalla riunione di due procedimenti. Quello relativo alla prima denuncia sporta da una donna che si risvegliò dalla sedazione prima del previsto e quello avviato per i sei casi di abusi filmati dalle telecamere successivamente installate dai carabinieri, che il 15 marzo 2016 hanno posto l'infermiere agli arresti domiciliari. Per Giuseppe Maurizio Spanò il pm Silvia Facciotti aveva chiesto la condanna a 13 anni di carcere.
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