Usa, alla Corte Suprema Trump nomina Kavanaugh. Proteste dei democratici

Usa, alla Corte Suprema Trump nomina Kavanaugh. Proteste dei democratici
di Anna Guaita
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Martedì 10 Luglio 2018, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 00:18
NEW YORK – Con un annuncio televisivo nell’ora di massimo ascolto, Donald Trump ha comunicato alle 21 di lunedì sera il nome del candidato al seggio della Corte Suprema rimasto vacante con le dimissioni dell’81enne Anthony Kennedy. Trump ha scelto Brett Kavanaugh, giudice della Corte d’Appello federale di Washington, giurista stimato con un curriculm invidiabile. La sua candidatura dovrà essere discussa e votata dal Senato, dove i repubblicani godono di una maggioranza di 51 a 49.

53 anni, conservatore doc, figlio di una giudice, laureato a Yale, Kavanaugh si è fatto le ossa negli anni Novanta assistendo il procuratore speciale Kenneth Starr nel processo che portò all’impeachment di Bill Clinton, e poi è stato consigliere legale della Casa Bianca durante la presidenza di George Bush junior. Ieri sera difatti Bush ha salutato la nomina di Kavanaugh come una “scelta eccezionale”. Gli hanno fatto eco praticamente tutti i leader repubblicani, che si aspettano una veloce approvazione della candidatura. Se infatti nel partito repubblicano potrebbero esserci due voti dissenzienti, quello delle senatrici Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell’Alaska dichiaratamente pro-choice, allo stesso tempo ci sono almeno tre senatori democratici che devono correre per la rielezione a novembre in Stati conservatori e che potrebbero per questo schierarsi con la scelta di Trump.

Il presidente aveva promesso di scegliere un successore di Kennedy entro lunedì 9, cioè prima della sua partenza per il summit Nato di Bruxelles e ha mantenuto la promessa. E a quanto è trapelato, aveva deciso per Kavanaugh già nella mattinata, ma straordinariamente nulla è trapelato fino al momento dell’appuntamento con la nazione, la sera. Trump ha detto di aver scelto Kavanaugh, perché sarà «capace di mettere da parte le proprie opinioni per fare quello che la Costituzione detta». E Kavanaugh ha assicurato: «Un giudice deve essere indipendente e interpretare la Costituzione com’è scritta, non sta a lui fare le leggi».

Ma se la parte conservatrice del Paese è sembrata molto contenta della scelta, i democratici hanno subito reagito con una appassionata manifestazione davanti alle scale della Corte Suprema, con discorsi e cartelli che chiedevano di proteggere il diritto di aborto e i diritti civili delle minoranze. Se Kavanaugh sarà approvato dal Senato, infatti, la Corte Suprema si sposterà a destra, con una compatta maggioranza di cinque a quattro, laddove Kennedy era stato un voto “in bilico” alle volte schierato con la destra alle volte con la sinistra.

La conferma dei giudici è diventata una lotta politica solo di recente. Nel passato, in genere i presidenti cercavano di rispettare un diverso requisito, e cioé che i 9 membri della Corte Suprema provenissero geograficamente da diverse parti del Paese.

Per lungo tempo, fino al Novecento, la Corte Suprema è stata comunque di tendenzialmente conservatrici. Fu Franklin Delano Roosevelt, dopo la sua rielezione nel 1936, a tentare di ribellarsi al monopolio conservatore, e a cercare di allargare il numero dei membri della Suprema Corte per aggiungervi dei giudici più progressisti. Il Senato lo bloccò, ma Roosevelt fu comunque in grado di nominare nuovi giudici, man mano che i vecchi morivano o si ritiravano. Alla fine dei suoi 12 anni alla Casa Bianca, Roosevelt ne aveva nominati 8 su 9. Cominciava così una stagione più progressista della Corte, che portò alle storiche sentenze in difesa delle minoranze, delle donne, e in genere dei diritti civili.

Fu poi con la presidenza di Richard Nixon, nel 1969, che invece cominciò la reazione, con la nomina di giudici di nuovo conservatori. Ma lo scontro più duro, che dette un carattere definitivamente politico a questa procedura fu nel 1987 la nomina di Robert Bork, da parte di Ronald Reagan. Bork era un grande esperto della Costituzione e un rispettato studioso, ma era di posizioni “originaliste” e cioè era convinto che la Costituzione vada interpretata così com’è scritta, nella sua versione “originale” e non “interpretata” alla luce della storia e delle evoluzioni dell’opinione pubblica e della politica.

Durante le audizioni, Bork non fece mistero delle sue vedute in materia costituzionale, e questo gli costò lo scranno. Il capo della Commissione Giustizia del Senato, che era allora il senatore (futuro vicepresidente) Joe Biden, ne presentò la candidatura all’intero Senato, ma raccomandandone la bocciatura. E Bork fu bocciato, con 58 voti contro 42.

I conservatori non hanno mai perdonato ai liberal l’umiliazione del loro eroe, e di recente si sono presi una piccola vendetta, quando nel febbraio del 2016 è morto Antonin Scalia, esponente dell’ala più conservatrice della Corte. Allora Barack Obama nominò il giudice moderato Merrick Garland, ma il Senato a maggioranza repubblicana si rifiutò perfino di ascoltarlo, con la spiegazione che si era in anno elettorale e doveva toccare al nuovo presidente scegliere un giudice: una teoria che non aveva precedenti nella storia, ma contro la quale Obama non potè far nulla.
     

 

 

 

 

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