L'inizio delle indagini risale a fine 2016 quando, nell’ambito di una attività di controllo del territorio, vengono acquisite notizie su una rete di spacciatori di cocaina, attiva in alcuni comuni dell’Alta Tuscia. I militari del nucleo Investigativo e della compagnia Viterbo varano l'attività investigativa – denominata “Operazione Birretta”, termine utilizzato frequentemente per indicare lo stupefacente - che permette di individuare a Castiglione in Teverina Z.G che, con la complicità di altri, è divenuto un punto di riferimento di numerosi tossicodipendenti della zona e del comprensorio orvietano. Alcuni degli indagati sono soliti frequentare locali notturni e ciò ha dato la possibilità agli inquirenti di far luce su un’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione. I coniugi M.E. e A.E., gestori di un night club di Viterbo, ottengono importanti introiti anche dalle prestazioni sessuali, a pagamento, che le intrattenitrici del locali offrono alla clientela dello stesso. E in particolare, reclutano donne straniere, prevalentemente dell’Est europeo, assumendole come intrattenitrici. Si tratta di contratti di lavoro di breve durata, in quanto le donne, all’interno del locale, si alternano frequentemente. Ma soprattutto in parte vengono pagata per prestazioni sessuali, che avvengono nel locale o al di fuori.
Gli elementi raccolti dai carabinieri hanno portato agli arresti domiciliari nei confronti di: Z.G. di anni 50, residente a Castione in Teverina, pregiudicato, artigiano. Poi di E.A. di anni 40, macedone, residente a Viterbo, operaio, pregiudicato. Di M.E. di anni 61, residente a Montefiascone, imprenditore, pregiudicato; S.G. di anni 39, residente a Castiglione in Teverina; S.M. di anni 39, residente ad Orvieto, operaio; A.L. di anni 38, macedone, residente a Montecchio (TR), operaio; A.E. di anni 39, russa, residente a Montefiascone.
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