Auguri Gene Wilder, 80 anni di risate: da La fabbrica di cioccolato a Frankenstein Junior

Gene Wilder in Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato
di Giacomo Perra
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Martedì 11 Giugno 2013, 18:19 - Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 19:32
ROMA - Chiss cosa avrebbe guadagnato il mondo dello sport se, invece che scegliere la recitazione, il signor Jerome Silberman avesse deciso di continuare a impartire le sue lezioni di scherma. Di certo, oggi sappiamo che il cinema comico, senza le sue geniali battute e la sua mimica irresistibile, avrebbe perso tantissimo; anche perch quello spadaccino in pi avrebbe significato un Gene Wilder in meno. Jerome Silberman e il celebre attore, interprete di capolavori dell’ironia in celluloide come “Frankestein Junior” e “Mezzogiorno e mezzo di fuoco”, infatti, sono la stessa persona.



Una scena da Frankenstein Junior





Di origine ebraica e figlio di immigrati russi, il giovane Jerome, nato a Milwaukee esattamente ottant’anni fa, l’11 giugno del 1933, negli anni Cinquanta si trasferisce in Inghilterra e asseconda la sua grande passione per la recitazione iscrivendosi alla “Bristol Vic Old Theatre School”. Intanto impara anche a tirare di scherma e, una volta tornato in America, siccome le scritture in piccoli palcoscenici di provincia gli non bastano per vivere, si mantiene allenando i ragazzi. Il fuoco sacro della scena, però, si fa sentire ancora e così l’aspirante attore che diventerà mito riesce ad entrare nel leggendario Actors’studio, palestra in cui affinerà le sue doti interpretative. Presto Jerome Silberman non esisterà più e, anzi, nel 1968 tutto il mondo conoscerà solo Gene Wilder.

Mel Brooks, che lo aveva conosciuto anni prima in uno spettacolo in cui aveva recitato insieme alla moglie Anne Bancroft, lo vuole nel film “Per favore, non toccate le vecchiette”. Il successo della pellicola è strepitoso e Wilder ottiene ottime critiche e una nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista. La strada verso il firmamento di Hollywood è spianato: nel 1971 è il magnifico protagonista del cult movie “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” mentre l’anno successivo ha una parte nel film di Woody Allen “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere”. Come se non bastasse, poi, il sodalizio con Brooks va a gonfie vele: nel 1974 arrivano pietre miliari del genere parodistico e della comicità tout court come “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” e “Frankestein Junior”, di cui Wilder scrive anche la sceneggiatura, premiata con una statuetta dai giurati dell’Academy.



Una scena da Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato





Ormai stella conclamata, sul finire dei ‘70 dà vita a una grande coppia cinematografica con il comico Richard Pryor e debutta alla regia, firmando quattro pellicole di cui la più nota e forse la più riuscita è “La signora in rosso”, del 1984, terza nonché penultima direzione. Sul grande schermo continuerà a far ridere, con alterne fortune, fino agli anni Novanta, capolinea definitivo anche a causa di una grave malattia superata solo nel 2005.



Un altro male, un cancro alle ovaie, il 20 maggio del 1989 gli aveva portato via la terza moglie, l’attrice Gilda Radner. Alla sua memoria e alla lotta contro i tumori Wilder da quel giorno ha dedicato gran parte del suo tempo. Un’occupazione alternata alla carriera di scrittore che l’ha visto sfornare, tra autobiografie e romanzi, ben sei libri, l’ultimo, “Something to Remember you By: A Perilous Romance”, pubblicato appena lo scorso aprile.



Una scena da Mezzogiorno e mezzo di fuoco
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