Lazio, furia Lotito e Petkovic in bilico
«Femminucce, voglio sudore e ferocia»

Lazio, furia Lotito e Petkovic in bilico «Femminucce, voglio sudore e ferocia»
di Alberto Abbate
3 Minuti di Lettura
Sabato 26 Ottobre 2013, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 16:38
ROMA - Sveglia alle 9, tutti gi per terra. Lotito ribalta la Lazio: Ora basta. Tirate fuori le palle. Tifoso-presidente, non ha aspettato un attimo: la squadra era tornata alle due di notte da Cipro, stava dormendo a Formello, l'ha strattonata dal letto. Era una furia, ha voluto tutti nello spogliatoio. Le urla, le hanno sentite nel cuore di Roma: «E' una vergogna. Voglio vedere sudore e ferocia in campo. Dovete avere rispetto per me e per migliaia di tifosi».



Quasi un'ora di vis-a-vis, lo sguardo fisso soprattutto su Cavanda e qualche altro svogliato. Ammutolito in piedi, Petkovic. Chi l'ha visto da vicino nell'ultima settimana lo descrive sorridente, con la battuta pronta come mai, quasi cercasse sostegno per uscire dalla solitudine. Qualcun altro intravede un comico isterico: rassegnazione, non ha più niente da perdere. Eppure la sua panchina rischia di sciogliersi in una sconfitta col Cagliari. Insieme al gelo che ormai da mesi c'è con Lotito. Serve una scossa: «Ho richiamato la squadra – ci assicura Lotito in serata – e vedremo come reagirà domenica». Altrimenti tutti subito in ritiro e Petkovic sul patibolo. Col fiato sul collo di Mihajlovic, Di Matteo e soprattutto Reja. La novità è Trapattoni, la sua acquasanta.



TIFOSI CONTRO VLADO

Altro che ronzio, traumatizzate le orecchie di Vlado: «Deve andare via, cacciatelo», si scatenano i laziali, fra radio e forum. Punti, sostituzioni, nevrosi, più di qualcosa non torna: «Licenziarlo è l'unico modo per eliminare gli alibi ai giocatori e alla società», spiega un radioascoltatore. Il 2013, Coppa Italia a parte, è un anno da incubo, c'è una Lazietta impalpabile. Che colpa ne ha il tecnico? Personaggio positivo, forse troppo frettolosamente acclamato come Messia della Serie A. I quarti d'Europa League, una leggendaria Coppa Italia possono davvero giustificare 33 punti in 27 partite di campionato? E' solo un esempio, ma la domanda è petulante. E metteteci pure le attenuanti: i fuori rosa – da gennaio a giugno - per i capricci di Lotito, gli infortuni, il mancato mercato invernale e quello sbagliato in estate. Tutti handicap – epurati a parte - con i quali però pure Reja aveva dovuto combattere.



REJA IN POLE ASPETTA

Già, il vecchio zio Edy, antico proletario del pallone, carpentiere del “catenaccio” così tanto bistrattato. Lotito continua a sentirlo da mesi, oggi ha nostalgia: «Voglio una Lazio operaia», ribadiva ieri mattina a Formello. Prima d'andar via. Non produce questa manodopera, eppure il capitale è stato investito. Forse, male: c'è quel peccato originale, l'assenza di una punta. Senza Klose, manca Yilmaz, non c'è un killer d'area, uno che viva per la rete. Le medie gol di Perea e Floccari mettono i brividi (11 gol in 54 partite, il colombiano; 13 in 57, negli ultimi due anni, l'ex genoano), ibride quelle delle mezze punte (Ederson al Lione 11 reti in 82 presenze; Felipe Anderson 7 in 61 nel Santos). Chi segna? «Dovete essere determinati, siete irritanti», gridava Lotito. Assetato di teste più di quanto non lo fosse la Lazio a Nicosia.



L’ALLENATORE SOLO

Spogliatoio alla deriva, giocatori sulle gambe: sempre secondi sulla palla, lenti, spenti dopo 10' della ripresa con l'Apollon. Colpa della preparazione estiva di Rongoni? Ieri all'ora di pranzo, Petkovic se lo portava a braccetto in un ristorante vicino Formello: tavola rotonda con i fedeli del suo staff (Fonte e Manicone). Così lontani da un ambiente che scova già altre soluzioni in casa: «Diamo una chance a Bollini», suggeriscono alcuni tifosi. Li rimprovera Ferraria, amico di Petkovic: «Hanno la memoria corta. Se la Lazio vincerà col Cagliari, tutto tornerà alla normalità». Magari. Sinora però un sogno del 26 maggio ha mascherato un incubo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA