Caso Ruby, commissione Csm sollecita azione disciplinare contro Bruti Liberati

Caso Ruby, commissione Csm sollecita azione disciplinare contro Bruti Liberati
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Martedì 10 Giugno 2014, 16:57 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 16:40
Il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati doveva motivare le ragioni per cui assegn il coordinamento dell'inchiesta Ruby a Ilda Boccassini. E questo anche per «scongiurare qualunque possibilità di rischio di esporre l'ufficio al pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate» su Silvio Berlusconi. Lo scrive la Settima Commissione del Csm.



Ci voleva un «formale coinvolgimento» di Alfredo Robledo nel Ruby bis e nel Ruby ter. La prassi per cui furono assegnati al pm Pietro Forno, che già si era occupato del processo principale, «pur condivisibile, non si pone in linea» con i criteri organizzativi della procura. Per questo la Settima Commissione del Csm sollecita il vaglio dei titolari dell'azione disciplinare.



Lo storico legale di Silvio Berlusconi, l'avvocato Niccolò Ghedini, indagato per corruzione in atti giudiziari nell'inchiesta cosiddetta 'Ruby ter', al momento pare non intenda rinunciare a difendere l'ex premier nel processo d'appello sulla vicenda con al centro la giovane marocchina e per la quale il leader di Forza Italia è stato condannato a sette anni di carcere per concussione e prostituzione minorile. Da quanto si è saputo, infatti, l'avvocato Ghedini, in qualità di difensore di Berlusconi, stamani si è presentato in Tribunale a Milano per parlare con il presidente del collegio della seconda sezione penale della Corte d'Appello, Enrico Tranfa, davanti al quale si aprirà il processo il prossimo 20 giugno e con il sostituto pg che rappresenterà l'accusa, Piero De Petris. Da quanto si è appreso, il legale avrebbe chiesto se era già stato predisposto un calendario delle udienze per il secondo grado. Calendario che, però, i giudici intendono stilare in aula a partire dal 20 giugno.



Ghedini - indagato assieme al collega Piero Longo, all'ex premier e ad un'altra quarantina di persone nel filone cosiddetto 'Ruby Ter' con al centro la presunta corruzione dei testimoni, tra cui numerose ragazze ospiti a Arcore - al momento, da quanto si è saputo, non ha presentato alcuna formale istanza di rinuncia alla difesa di Berlusconi. Non c'è, infatti, alcuna norma che gli impedisca, pur essendo indagato in un procedimento connesso, di proseguire nell'attività difensiva e al massimo la rinuncia o meno alla difesa potrebbe essere solo una scelta di opportunità. Al momento, inoltre, i giudici hanno fissato solo la prima udienza d'appello, quella del 20 giugno, e poi faranno un calendario in aula. Il collegio, da quanto si è saputo, terrà conto certamente del fatto che l'ex presidente del Consiglio il venerdì di solito è impegnato nel centro anziani di Cesano Boscone come prevede l'affidamento in prova ai servizi sociali per la condanna nel caso Mediaset. Inoltre, c'è da considerare che Berlusconi, sempre in base alle decisioni del Tribunale di Sorveglianza, ha la possibilità di recarsi a Roma tra il martedì e il giovedì, giorno in cui entro le 23 deve fare rientro a Villa San Martino. Infine, non è da escludere che la difesa di Berlusconi possa presentare un'istanza di 'legittimo sospettò in vista dell'appello sulla base dello scontro tra il procuratore Bruti Liberati e l'aggiunto Robledo che verte anche sull'assegnazione del fascicolo sul caso Ruby ad Ilda Boccassini.





Sarebbero soprattutto le modalità di assegnazione del fascicolo Ruby al centro dei rilievi della Settima Commissione del Csm al procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati. E nel documento, approvato la scorsa settimana, non mancherebbero nemmeno passaggi critici sull'altro protagonista dello scontro nell'ufficio requirente milanese, l'aggiunto Alfredo Robledo, che con il suo esposto al Csm ha fatto scoppiare il caso. La scorsa settimana il documento ha spaccato la Commissione: è passato con 3 voti a favore (della relatrice e presidente Pina Casella e dei laici di centro-destra Annibale Marini e Nicolò Zanon), due astensioni (dei togati di Unicost Alberto Liguori e di Magistratura democratica Vittorio Borraccetti) e il no del togato di Magistratura Indipendente Antonello Racanelli, che dovrebbe presentare una relazione di minoranza. I consiglieri si sono quindi divisi innanzitutto sulla valutazione degli episodi segnalati da Robledo, che nel suo esposto ha accusato Bruti Liberati di aver violato i criteri organizzativi della procura nell'assegnazione di fascicoli delicati, come quelli sul caso Ruby e l'inchiesta Expo, a danno del suo stesso pool che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione. Proprio le modalità con cui il fascicolo Ruby arrivò alla Direzione distrettuale antimafia e quindi nelle mani di Ilda Boccassini, che ne è la responsabile, costituirebbe uno dei punti più critici della relazione. Bruti ha spiegato che fu lui a affidare il coordinamento dell'inchiesta alla sua vice, quando venne trasferito alla Dda il pm Antonio Sangermano, che aveva svolto i primi atti di indagine sulla vicenda e che si portò dietro il fascicolo, secondo una prassi della procura di Milano; e ha detto che il tutto avvenne con l'accordo del collega Alberto Nobili, sino a quel momento il procuratore aggiunto di riferimento di Sangermano. Una tesi confermata anche da Boccassini, ma contestata da Robledo, secondo cui non vi fu in realtà il consenso preventivo di Nobili:questi, ascoltato a sua volta dal Csm, ha riferito di non essere stato interpellato prima ma di non aver obiettato alla decisione del capo, che comunque gli stava bene. Le obiezioni della maggioranza dei consiglieri della Settima Commissione riguarderebbero in particolare il fatto che tutto sia avvenuto in maniera informale, senza una motivazione scritta. Ma nella relazione - che la Commissione chiede di inviare al ministro della Giustizia e al Pg della Commissione e ai colleghi che si occupano del conferimento degli incarichi direttivi - non mancherebbero passaggi critici su Robledo. Come la sua scelta di contestare davanti al Csm solo a distanza di molto tempo episodi che avrebbe potuto segnalare prima. Le carte sul tavolo potrebbero ancora cambiare, visto che sulla vicenda deve ancora esprimersi la Prima Commissione: al suo esame c'è la richiesta di archiviazione, anche in questo caso con rilievi critici, del relatore Mariano Sciacca. La decisione, prevista per oggi, è slittata a domani per l'assenza del presidente Marini. Resta confermato che le due relazioni arriveranno insieme all'esame del plenum, nella speranza che possano essere discusse e votate prima di luglio, quando ci saranno le elezioni per il nuovo Csm. La data auspicata per la chiusura definitiva del caso è quella del 18 giugno.
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