Risvegliò Roma aprendola al Vaticano II

Risvegliò Roma aprendola al Vaticano II
di Gianni Gennari
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Mercoledì 15 Ottobre 2014, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 16:58
Nel secolo ventesimo suo il papato più difficile. Paolo VI, il più grande in umanità e passione per il Vangelo e per l'uomo.



Battezzato il 30 settembre 1897, giorno e ora in cui Santa Teresa di Lisieux morente offrì la sofferenza per i neobattezzati. Divenne Papa il 21 giugno 1963: molto scontento in Vaticano. Da sempre «troppo»: moderno, problematico, democratico, indipendente dalla curia bimillenaria che macinava tutto. Nel 1953 cacciato a Milano e da Pio XII niente porpora per 15 anni. Nel 1958 rimediò Papa Giovanni.



Ora Papa e vescovo di Roma: timori anche in Vicariato, ove da anni comandava il cardinale Clemente Micara, lontano da tutti. A marzo 1965 vicario è Luigi Traglia, buono, popolare e filosofo dai motti romaneschi preferiti: «A Roma, se voi campà devi fà er morto!», e «parla poco, parla pe’ urtimo, parla solo se interogato!».



Su un altro pianeta! Da sempre Santa Sede e Vicariato: distanza e sospetti. Papa Giovanni provò a prendere sul serio essere vescovo di Roma: col Concilio, stesso giorno, annunciò anche il Sinodo Romano celebrato nel 1960, che però sparì nel nulla o nel ridicolo: preti sempre in talare, soprabito o mantella con fascia e cappellone rotondo, quello allora immortalato da «La dolce Vita» di Federico Fellini. Ancora: «Mai soli con donne in auto» e mai «nei bar ("termopolia") e allo stadio». Il vicegerente, monsignor Ettore Cunial, mi regalò la sua copia degli Atti rilegata in rosso: «Inutile», disse.



E di Papa Giovanni XXIII fu anche un'altra idea: un appartamento al Vicariato, per dare qualche tempo alla sua diocesi. Costruito in tempi rapidi, ma poi smantellato dal cardinale Ugo Poletti.



Montini Papa trova la diocesi addormentata, da decenni governata dal pensiero unico della scuola romana «antimodernista» di monsignor Umberto Benigni: non un comico, allora! Conservazione piena e opposizione a tutto ciò che sa di moderno: con eredi diretti in prima fila nella resistenza al Concilio e ad ogni rinnovamento. Lui in Concilio, da Papa, parlò di «Chiesa insieme Santa e peccatrice»? E monsignor Antonio Piolanti, rettore magnifico del Laterano, nell'aula gremita da noi studenti fu lapidario: «Montini in hoc non Papa, sed haereticus!»



Il Papa pazientò: grande anche in questo!

La Diocesi resisteva al Concilio, il Papa cercò di risvegliarla e ad un certo punto fu costretto ad intervenire direttamente. Estate 1967-68: informato sulle reali condizioni del Seminario Minore, ritardi pesanti e totale resistenza ad ogni rinnovamento, volle il ricambio dei Superiori, con una serie di contrasti pesanti tra monsignor Giovanni Benelli, «uomo forte» del Papa e il Vicariato che resisteva a lungo.



Stagione di contrasti tra Papa e Vicariato, culminata anche per eventi drammatici nel ricambio forzato (12-13 gennaio 1968) del vertice: il cardinale Luigi Traglia è sostituito col cardinale Angelo Dell'Acqua, fedelissimo collaboratore, col compito di una serie di provvedimenti aperti al nuovo. E così per esempio il Papa ordinò a Dell'Acqua la celebrazione della Messa a Porta Pia per il 20 settembre del 1970, centenario della presa di Roma. Ringraziare il Signore per la fine del potere temporale: modernità in luce di Concilio e di Vangelo!



Ancora: il Papa visita sulla Tiburtina uno stabilimento metalmeccanico, le Acli pubblicano un libro a ricordo e l'Assistente ecclesiastico invia al Papa le bozze, che gli tornano intatte con commento autografo in copertina: "Più Cristo, meno Papi!" Analogie? Papa Giovanni (11 ottobre 1962: "la mia persona conta niente!", Benedetto lo dimostra con la santa e saggia "rinuncia" del febbraio 2013, e Francesco lo ripete spesso: "Gesù! Gesù! Non Francesco!"



Dal 1968 nuova guida della Diocesi, nuovi vescovi in Vicariato, tra cui mons. Luigi Rovigatti, vicegerente e saggio attuatore del Concilio, e nuovi indirizzi pastorali tra spiritualità e riforme conciliari. A Roma però anche la città dell'uomo era in difficoltà e Dell'Acqua con don Luigi Di Liegro pensò a ciò che 5 anni dopo fu il celebre Convegno sui Mali di Roma: urbanizzazione selvaggia, resistenze degli affaristi che costruivano senza controlli, immigrazione da altre parti d'Italia mettevano in difficoltà anche la Diocesi: il Papa approva. Preparazione lunga, ma era giunto un secondo vicegerente, mons.



Ugo Poletti, figura decisiva per il seguito perché Dell'Acqua scompare all'improvviso durante un pellegrinaggio a Lourdes, e Poletti con qualche mistero rimasto ancor oggi in sospeso ne prende il posto. Intorno tutto è cambiato. Nel mondo "il 68" che tocca anche la Chiesa, e la vicenda complessa dell'"Humanae Vitae": esplode il dissenso anche di episcopati interi, con impazienze opposte. Nel 1974 quel Convegno: Poletti in prima battuta voleva cancellarlo, ma Paolo VI volle che si tenesse, e anche lì fu burrasca. Seguì il referendum sul divorzio.



Per la verità il Papa non voleva l'intervento della Chiesa, ma si impose Benelli in soccorso del suo conterraneo Fanfani, e l'esito infelice fu l'inizio di una nuova lunga stagione difficile anche per la Chiesa. Lo chiamavano "Maolo VI", e fu coperto di calunnie anche da uomini di Chiesa. Fu la parabola discendente del Pontificato di Paolo VI, che nel 1977 pensò anche alla rinuncia: fu costretto ad andare avanti.



La presenza del Papa per Roma svanì così a poco a poco. In Diocesi il cardinale Poletti, apparentemente leggero, spesso crudele e ingiusto, cambiò tutto in peggio. Nel 1978 la vicenda Moro fu il colpo finale…Ultima nota: lo dicevano "triste", eppure nel 1975 volle una Lettera apostolica sulla gioia: unico papa prima della Evangelii Gaudium di Francesco. Beato! Come un risarcimento anche di qua, da parte della sua e nostra Chiesa: un grande.
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