BATTAGLIA SULL’ART.22
La Roma contesta gran parte di quanto scritto da Tosel per motivare la squalifica, a cominciare dalla fattura di alcuni cori attribuiti ai sostenitori giallorossi e dalla loro riconoscibilità come coloro che “solitamente assistono alle partite casalinghe nel settore dell’Olimpico denominato curva sud”), sostenendo che sia gli arbitri che i collaboratori del giudice avevano, a fine gara, assicurato di non aver udito in maniera diffusa cori razzisti contro Mario Balotelli, che l’annuncio dello speaker dello stadio non era stato voluto dall’arbitro o dagli uomini della Lega ma dai rappresentanti della Digos di Milano (autori, secondo la Roma, della segnalazione di cori razzisti) e che nella motivazione si fa riferimento a “collaboratori in campo” non ben precisati. Oggi, come detto, la Roma dovrebbe presentare ricorso d’urgenza alla Corte Federale per chiedere l’annullamento della sentenza perché, a suo giudizio, non ci sono stati cori di stampo razzista e, in caso di conferma della sanzione, di scontare la prima pena in occasione di Roma-Genoa e non di Roma-Catania sulla base dell’art.22 del Codice di Giustizia (decorrenza della sanzione dalla seconda giornata). A tal proposito, fonti della Lega hanno già spiegato alla Roma che l’art.22 vale per la squalifica del campo e non per la chiusura delle curve. Come accaduto, ad esempio, recentemente in occasione di Roma-Verona invece che di Roma-Lazio. È certo che, al di là di tutto, la Roma non riempirà le curve vuote con piccoli tifosi, come fatto dalla Juve, perché lo fa normalmente con l’iniziativa del Settore Famiglia. Il giudice ha chiuso per due turni anche la curva dell’Inter (niente Nord domenica al derby e col Chievo) e quella del Latina ma con la condizionale.
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