«La porta è aperta il muro è caduto»

Papa Giovanni Paolo II a Berlino il 23 giugno 1996
di Helmut Kohl
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Venerdì 18 Aprile 2014, 17:53 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 00:55
Papa Giovanni Paolo II ha mosso il mondo e i cuori degli uomini. Proprio questo è stato il suo “segreto”. Ha capito gli uomini, ha parlato loro e ha toccato i loro cuori. In ciò egli si basava su un saldo fondamento di valori ed era profondamente radicato nella fede cristiana. Proprio su questa base si è opposto a ogni forma di negazione della libertà. Al tempo stesso, si è sempre impegnato per la comprensione e la riconciliazione.



L’elezione del cardinale Wojtyla a Papa il 16 ottobre 1978 fu per molti nel mondo, me compreso, una grande sorpresa, anzi un evento sensazionale. I cardinali con la loro decisione posero un segno di valore anche politico, poiché per la prima volta scelsero un uomo di chiesa proveniente dall’allora Polonia comunista, il quale si era messo in luce già da molti anni nella lotta contro l’ideologia ateistica e totalitaria.



Che la sua elezione fosse un segnale decisivo di portata politica mondiale, divenne sempre più chiaro di anno in anno durante il suo pontificato. Già all’inizio Giovanni Paolo II prese una posizione molto chiara su tutte le questioni dei diritti umani e si manifestò come combattente intrepido per la libertà. Il suo atteggiamento nasceva certamente anche dalle sue esperienze personali, prima negli anni Quaranta durante il regime nazista, poi durante quello comunista in Polonia.



Mi ricordo molti colloqui belli e importanti con Giovanni Paolo II, che conobbi quando ancora era cardinale di Cracovia nel giugno 1977 a Magonza, quando venne in visita come ospite del cardinale Hermann Volk. Già allora mi impressionarono la sua grande vivacità e apertura, così come le sue ampie conoscenze della vita spirituale tedesca, della filosofia e della storia.



A questa grande persona, che guardava lontano anche in senso politico, mi hanno unito, oltre a molte altre cose, le nostre convinzioni sull’Europa. Eravamo della stessa opinione sul significato esistenziale dell’Europa per il futuro dei nostri Paesi e del nostro Continente, per la pace e per la libertà. E con il suo sempre ricorrente riferimento alla Croce e alla tradizione cristiana in Europa egli sottolineava ancora una volta che essa è soprattutto una comunità di valori e di cultura.



Il contributo di Papa Giovanni Paolo II alla caduta del comunismo rimane indimenticato. Egli ha avuto una parte decisiva nel rendere possibili la caduta del Muro di Berlino e il superamento pacifico della divisione della Germania e dell’Europa nel 1989-1990. Noi tedeschi ricordiamo con gratitudine anche le sue visite negli anni 1980, 1987 e, dopo la riunificazione tedesca, nel 1996. Ricordo come se fosse ieri la sera del 23 giugno 1996. Dal lato orientale della Porta di Brandeburgo si svolgeva una manifestazione per la visita del Papa. Dirigendoci lì, il Papa e io camminammo insieme da Ovest verso Est attraverso la Porta di Brandeburgo. In questo momento mi prese la mano e disse: «Signor Cancelliere, questo è un grande momento nella mia vita. Io, il Papa che viene dalla Polonia, sono con Lei, il cancelliere tedesco, alla Porta di Brandeburgo e la Porta è aperta, il Muro è caduto, Berlino e la Germania non sono più divise e la Polonia è libera».



Noi tedeschi ed europei e con noi molti uomini nel mondo abbiamo tutti i motivi per dire grazie a quest’uomo straordinario. E’ stato un Pontefice nel vero senso della parola: è stato un costruttore di ponti. E’ stato il più grande Papa da molto tempo. La santificazione di Giovanni Paolo II ha anche un alto valore simbolico in un’epoca nella quale il mondo e in particolare l’Europa si trovano in una difficile situazione. Nella concitazione di questi giorni ha un significato che con lui venga proclamato santo anche un altro importante Papa, l’italiano Giovanni XXIII; nella sua frase, che io cito volentieri: «Giovanni, non ti prendere troppo sul serio», si cela un importante messaggio: chi esercita una carica colma di responsabilità e di potere non deve mai vedere se stesso come la misura di tutte le cose.



Speriamo che la canonizzazione di questi due Papi sia un segno per tutti noi ed una guida per quelli che esercitano una responsabilità politica. A ciò appartiene il completamento e l’approfondimento dell’Europa nella comune responsabilità per la pace e per la libertà. A ciò appartiene pure il non dimenticare che anche la Russia è parte della nostra Europa non solo a causa della sua collocazione geografica ma anche per la sua Storia e per la sua Cultura.
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