DIPLOMAZIA AL LAVORO
Questa storiaccia, insomma, è a un passo dalla fine (anche se rimane grave la posizione di quattro arrestati), dopo lo scoppio di un caso internazionale: «Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha avuto un colloquio con il suo omologo polacco, nel quale ha formalmente chiesto di adoperarsi affinché siano liberati tutti gli italiani detenuti e di fare chiarezza sulla vicenda». Si presentava così ieri l'informativa urgente alla Camera del vice ministro degli Esteri, Marta Dassù, dopo gli incidenti prima di Lazio-Legia. «Ventidue tifosi su 149 fermati sono ancora nei commissariati, mentre tutti gli altri sono stati liberati. I connazionali trattenuti sono accusati di adunata sediziosa e aggressione a pubblico ufficiale. Tutti potranno presentare appello e chiedere la scarcerazione su cauzione». Rassicurazioni ricevute ieri dalla vice della Farnesina a Varsavia, dopo l'incontro col ministro polacco Radoslaw Sikorski. Che a sua volta rispondeva in una nota: «Mi impegnerò a risolvere al più presto la questione nel pieno rispetto dello spirito di amicizia che lega l'Italia alla Polonia. I tifosi detenuti però sono stati trattati in conformità con la legge polacca». In maniera disumana, giurano invece tutti i reduci di Varsavia.
Vox laziali a segno: «E' inaccettabile che delle persone, ammesso e non concesso che debbano pagare, vengano trattate in quel modo - ribadisce il presidente del Coni, Giovanni Malagò – ma resta ferma la condanna di chi crea un danno d'immagine al nostro paese».
OBBLIGATI A REAGIRE
L'Italia scendeva persino in Place du Luxembourg ieri mattina a Bruxelles. Manifestazione promossa dal vicepresidente del Europarlamento, Roberta Angelilli: «Chiediamo alle istituzioni europee di prendere una posizione forte, al fine di accertare le limitazioni ingiustificate delle libertà personali e le violazioni dei diritti fondamentali». Rispondeva il capo della polizia polacca, Mark Dzialoszynski: «I nostri agenti non hanno avuto alcuna possibilità di negoziato, hanno dovuto reagire con la forza». Anche contro donne, anziani e bambini: «Forse i laziali interpretano in maniera esagerata i fatti – tuona Wojciech Ponikiewski, ambasciatore polacco a Roma a Teleradiostereo – perché c’erano 200 tifosi ad attaccare la polizia e, ancora prima, a distruggere infrastrutture con sassi, seminando il panico tra i cittadini di Varsavia. I nostri tribunali hanno ascoltato il giorno dopo tutte le persone fermate, con avvocati e interpreti. I rilasci? Inutili le pressioni politiche, da noi la giustizia è totalmente indipendente». Forse anche l'ingiustizia.
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