Di certo di tendenza è, al nord d’Europa, la Danimarca. Dopo la fat tax, la tassa sul grasso, eccone un’altra: le biciclette mondiali di Mark Kavendish e della nostra Bronzini sono oscurate da quelle del Governo danese appena eletto e nominato. Sei ministri si sono recati a Palazzo reale, per giurare nelle mani della Regina Margarethe, pedalando: dopo la monarchia in bicicletta, il Governo in bicicletta. Certamente l’evento è stato anche favorito dal fatto che il ministro del gisco ha appena ventisei anni e, probabilmente, se non fosse ministro starebbe per strada fra gli indignados che tracimano in tutto il mondo, negli Stati Uniti coast to coast da Wall Street a Los Angeles.
Ma ve l’immaginate in Italia? Berlusconi e Bossi in bicicletta, naturalmente blù, Brunetta sulla Graziella o forse sul triciclo? E niente gruppo: ognuno in fuga, chi da una parte e chi dall’altra, la Gelmini nel ruolo di Alfonsina Strada la prima e unica donna che corse il Giro d’Italia contro gli uomini. Non sempre arrivò fuori tempo massimo. Neanche Maria Stella ci arriverebbe: risparmierebbe sul percorso andando per tunnel.
Post scriptum e cosa molto seria e struggente; in tutto questo incredibile ambaradam sul caso Amanda-Raffaele c’è la frase della mamma di Meredith, la vittima: «Resta che mia figlia non tornerà a casa». Già.
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