Lavoro, la crisi vale
più del bonus

di Giusy Franzese
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Lunedì 25 Novembre 2013, 19:44 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 15:54
Le sperimentazioni, si sa, servono a capire se l’idea funziona. Se la rotta giusta oppure se, in corso d’opera, occorre correggerla. E sarebbe buona regola dare un giudizio sull’efficacia di quella sperimentazione dopo un congruo lasso di tempo dall’avvio. Sono sufficienti quasi due mesi? Forse no per un giudizio definitivo, ma per tirare le prime somme certamente si. Il primo ottobre scorso è partito il famoso click day per il bonus assunzione dei giovani under 30 in base al pacchetto lavoro varato dal governo Letta a giugno (valevole per contratti fatti a partire dal 7 agosto). In ballo per quest’anno ci sono 148 milioni di euro sotto forma di decontribuzione totale a fronte di assunzioni a tempo indeterminato (o stabilizzazioni di contratti a termine) di giovani tra i 18 e i 29 anni ”svantaggiati” (disoccupati da almeno sei mesi oppure con istruzione non oltre la scuola media inferiore). Nel triennio il bottino messo in campo dal governo è di 794 milioni di euro (500 per le sole regioni del Mezzogiorno). Lo strumento fu annunciato in pompa magna dal premier e dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini: «Creerà lavoro per almeno centomila giovani».



Rispetto all’ormai famoso milione di posti di lavoro promesso da un Berlusconi al massimo del suo fulgore, non si poteva definire un obiettivo particolarmente ambizioso. Ma certamente più realistico. E, invece, la realtà spesso è peggiore di quanto immaginiamo. La crisi ha continuato ad aggravarsi. Quei flebili segnali di ripresa considerati ormai alle porte da autorevoli commentatori, ancora non si vedono. E così nonostante gli sgravi siano allettanti (un terzo della retribuzione mensile lorda, con un tetto massimo di 650 euro al mese, per un periodo di 18 mesi se l’assunzione è con contratto a tempo indeterminato, per 12 mesi se si tratta di trasformazione di contratto da tempo determinato a indeterminato), le domande procedono a rilento.



Dopo il boom del primo giorno (5.500 comunicò l’Inps) il trend è di 700-900 richieste a settimana. Al 22 novembre in totale l’Inps aveva ricevuto 16.321 domande di ammissione al beneficio. Ma, dato che la norma concede 15 giorni di tempo tra la prenotazione e la conferma, in realtà le domande confermate sono state 11.741. Se si va avanti così non verranno utilizzati nemmeno i 148 milioni stanziati per il 2013, cifra che si stimava sufficiente per 20/25.000 assunzioni.



Non è quindi la riduzione delle tasse sul lavoro la ricetta per ridare stimolo all’occupazione? Non da sola, certo. Se i consumi interni non riprendono, la produzione continuerà a stagnare e le aziende non avranno comunque bisogno di assumere nuovo personale. Ma iniziare un trend di riduzione delle tasse è sempre e comunque salutare. Dà fiducia, un lubrificante essenziale per far girare la ruota nel verso giusto. L’importante è che non si tratti solo di sperimentazioni di qualche anno. Le aziende chiedono certezze durature.
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