Frosinone, tagliati fuori dall'assistenza domiciliare per una manciata di euro. La Cgil: «Sarà un'estate molto calda»

Frosinone, tagliati fuori dall'assistenza domiciliare per una manciata di euro. La Cgil: «Sarà un'estate molto calda»
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 4 Luglio 2020, 15:50 - Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 15:35

Non c’è stato giorno, durante i giorni più drammatici dell’epidemia, in cui non si sia ricordato che l’emergenza covid si sarebbe lasciata dietro un esercito di nuovi poveri. Più volte si è evocata la “bomba sociale”. Eppure il Comune di Frosinone, passata la fase più critica, ha deciso di mettere mano ai servizi che interessano proprio i cittadini meno abbienti, i più deboli.

Lo ha fatto con una delibera numero 128 di giunta dello scorso 20 maggio (7 favorevoli, 3 assenti), che ha rimodulato le fasce ISEE per la compartecipazione alle spese per l’assistenza domiciliare sociale.

Il servizio è rivolto a persone non autosufficienti, per lo più anziani, che hanno bisogno di operatori  sociali, forniti dalla cooperativa che gestisce il servizio, per l’igiene personale, quella domestica, l’accompagnamento, l’acquisto di spesa. Insomma, i più diversi bisogni quotidiani. L’assistenza domiciliare sociale è diversa da quella sanitaria, di cui spesso costituisce una integrazione. Per capirsi: se c’è una persona allettata, l’assistente domiciliare sociale si occupa di pulirla, prima che arrivi l’infermiere al quale spettano compiti di assistenza strettamente sanitaria.

Gli utenti, in base al reddito ISEE, compartecipano alla spesa del servizio con una tariffa che va da un minimo di 0,52 centesimi di euro all’ora ad un massimo di 6,21 euro all’ora. In tutto ci sono 10 fasce.

Con la delibera approvata lo scorso 20 maggio, la giunta comunale ha fissato un tetto ISEE per la compartecipazione alla spesa per l’assistenza domiciliare. Chi supera questo limite di reddito non ha più diritto ad usufruire del servizio. E questo limite corrisponde a 12.993,68 euro. In altre parole, chi ha un reddito ISEE di 13mila euro, se fino a ieri pagava una tariffa di 6,21 euro all’ora per integrare la quota pubblica, oggi è tagliato fuori dal servizio.

Nel Comune di Frosinone su 115 utenti, in base a questi nuovi criteri, sono 16 persone interessate da questo “taglio”: qualora abbiano bisogno di un assistente domiciliare che li aiuti a pulire casa o li accompagni dal medico dovranno provvedere interamente a proprie spese.

Tra gli utenti esclusi c’è paura, spaesamento, sconcerto. «Durante il periodo covid – raccontano due di loro – l’amministrazione comunale ha dimostrato grande sensibilità rafforzando i servizi assistenziali per consentire a noi anziani di risentire il meno possibile dell’isolamento. Oggi però l’amministrazione ha deciso di cambiare rotta. Non comprendiamo per quale ragione chi ha un reddito ISEE anche di poco superiore a 12.993, 68 euro non possa usufruire dell’assistenza domiciliare».

Ciò che ha spiazzato maggiormente gli utenti è stato il fatto di essere stati tagliati fuori sulla base di limiti molto labili tra redditi che in generale rientrano comunque in una soglia bassa. Soglia in cui bastano poche centinaia di euro per non aver diritto a un sostegno pubblico per bisogni sociali primari, non certo per andare in vacanza o acquistare un monopattino.

«Per richiedere il reddito di emergenza - proseguono i due utenti - bisogna avere un indicatore ISEE non superiore ai 15mila euro. Anche noi paghiamo le tasse, ed è giusto che noi paghiamo il servizio più degli altri, ma è ingiusto che a noi sia negato il diritto di usufruire del servizio di assistenza domiciliare di cui fino ad oggi siamo rimasti molto soddisfatti sia dal punto di vista umano che della qualità».

Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, in risposta al sindacato USB che ha criticato le scelte sul sociale, ha replicato così: «Siamo riusciti a mantenere l’altissimo livello degli standard del settore, con l’unica differenza che in passato era la Regione Lazio a staccare l’assegno per sostenere i servizi alla cittadinanza, mentre oggi tutto ricade prevalentemente sulle casse dei contribuenti comunali».

Secondo la Cgil Frosinone però è «assolutamente inaccettabile che nei servizi di assistenza del distretto B, di cui ricordiamo che il comune di Frosinone è capofila, vi siano tagli e tentativi di rimpalli di responsabilità tra Comune e Regione». In una situazione difficile come quella attuale, prosegue il sindacato, «in cui tutte le istituzioni devono creare le condizioni per la ripartenza dopo l’emergenza epidemiologica, non è pensabile tagliare servizi e far quadrare le casse sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini - utenti, che ricordiamo sono prevalentemente anziani e disabili anche gravi, considerando che i tagli contestati hanno colpito soprattutto servizi quali assistenza domiciliare e centri anziani, rispetto ai quali permane la chiusura».

Il sindacato cita il caso dell'assistenza domiciliare preclusa ai cittadini con un reddito ISEE superiore ai 12.993 euro e avverte: «Sarà un’estate molto molto “calda” nel capoluogo ciociaro, a difesa della parte più fragile della cittadinanza e dei livelli occupazionali».

 

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