Povertà e disagio sociale, la Caritas: «In Ciociaria piaga diffusa che non si ferma»

Povertà e disagio sociale, la Caritas: «In Ciociaria piaga diffusa che non si ferma»
di Marco Barzelli
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Sabato 17 Dicembre 2022, 11:22 - Ultimo aggiornamento: 15:00

Sono diventati poveri durante la pandemia e tali sono rimasti anche in fase di ripartenza, prima di fare i conti anche con il rincaro del costo della vita. Dall'ultimo Rapporto Caritas, presentato ieri nella Curia vescovile di Frosinone, emerge un aumento vertiginoso ( 155%) della povertà tra 2019 e 2021 nelle cinque vicarie della Diocesi: oltre al capoluogo, Veroli, Ferentino, Ceccano e Ceprano. Si parla anche delle parrocchie di Torrice, Strangolagalli, Pofi, Ripi, Castro dei Volsci, Boville Ernica, Monte San Giovanni Campano, Giuliano di Roma, Patrica, Amaseno e Villa Santo Stefano.
Se prima del Covid erano 850 i nuclei familiari assistiti dalla Caritas, ora hanno superato quota duemila, ovvero oltre seimila nuovi poveri. Un altro dato balza subito all'occhio: ci sono più famiglie italiane (1.236) che straniere (932) tra le 2.168 accolte nei centri di ascolto. Ne sono state poi aiutate 2.144, per un totale di 6.655 persone.
A entrare nel dettaglio, tra gli auguri natalizi mai scontati del vescovo Ambrogio Spreafico, sono stati il direttore della Caritas diocesana Marco Toti e il suo vice Gianni Paciotta. È stato anche il lancio dell'odierna raccolta alimentare nei supermercati aderenti, tra le iniziative dell'Avvento di fraternità.
La raccolta alimentare è una delle principali fonti di approvvigionamento delle parrocchie. Le altre sono la distribuzione settimanale di frutta e verdura, tramite l'Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), e la fornitura di prodotti alimentari da parte della Fondazione banco alimentare. Nel 2021, soltanto nel territorio della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, sono state oltre seimila le persone che hanno dovuto chiedere aiuto.

FENOMENO IN CRESCITA

«Il dato numerico è un po' impressionante perché ci dice che non è un problema contenuto e limitato ad alcuni - ha detto, riguardo ai dati, Toti -. È una piaga diffusa che tende ad espandersi.

Dobbiamo avere attenzione sul singolo, sulla famiglia, anche perché non è solo un numero ma persone concrete: padri, madri, bambini e anziani. Lo stimolo, a ogni persona che può, è di farsi prossima, vicina, per dire alle istituzioni che non sono numeri buttati lì ogni tanto durante l'anno ma è una realtà che c'è tutti i giorni. Devono avere come priorità le famiglie povere».

LA MENSA

Alla mensa per i poveri di Frosinone, gestita dalla Comunità di Sant'Egidio, sono stati erogati in un anno quasi ottomila pasti, dando da mangiare anche a più di 350 persone al giorno. Ad avvicendarsi sono stati 154 volontari. Rispetto al periodo pre Covid sono aumentati gli italiani, registrandone 67 a fronte di 49 stranieri, di cui nove bambini. A mensa, come in tutto l'universo della Caritas, si cerca di creare una dimensione familiare. I figli degli assistiti, ad esempio, giocano spesso con quelli del personale.

DORMITORIO E CARCERE

Si distingue poi tra gli altri il dormitorio di Ceccano, che è riuscito ad accogliere novanta persone senza fissa dimora. Si parla ormai, oltre che di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, anche di sfrattati e divorziati. Nel carcere di Frosinone, dove gli oltre cinquecento detenuti sono più italiani (70%) che stranieri, risultano indigenti quasi tutti gli stranieri ma appena il dieci percento degli italiani. Nel 2021 sono state prese in carico anche 58 donne vittime di violenza ed è stato ottenuto un contributo economico di quasi 140 mila euro per dieci famiglie in preda all'usura. Non da ultimo, tra gli altri, il programma Viva gli anziani a favore di persone come Maria, 75 anni, nubile e malata mentale, monitorata e aiutata mentre era al contempo affidata ai servizi sociali.
« La raccolta alimentare dimostra che, se tu indichi la via per fare il bene, c'è tanta disponibilità - ha dichiarato il vescovo Spreafico -. Ma è anche un territorio con tante sofferenze. Penso agli anziani, talvolta spaesati in un ufficio postale perché non sanno cos'è un'email, senza aiuto. Dobbiamo crescere nella prossimità e nell'attenzione, non dobbiamo permettere che un anziano muoia da solo a casa sua».
 

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