La sofferenza delle forze politiche, l’implosione delle coalizioni, le fratture tra leader e il “rebus” dei civici. Sono loro a prendersi la scena, relegando di fatto i partiti a un ruolo da comprimari. Le manovre e le trattative avviate da tempo in vista della sfida per la presidenza della Provincia si sono chiuse all’insegna delle divisioni: da un lato hanno messo a nudo la fragilità dei gruppi politici, dall’altra hanno aperto il campo a profonde spaccature negli schieramenti. Giocoforza, in Ciociaria, chi ne esce rafforzato è il “partito” degli amministratori neutrali, senza colore politico, senza una tessera in tasca: saranno loro, il 18 dicembre, a far pendere dall’una o dall’altra parte il risultato delle urne, a decretare il successore di Antonio Pompeo (Pd) sullo scranno più alto di piazza Gramsci.
I partiti, dunque, hanno ceduto il passo, nel mezzo l’intesa trasversale tra FdI e un’ala del Partito democratico, pezzi di Forza Italia che viaggiano in ordine sparso, qualche lieve defezione che sembra profilarsi nella Lega e la non decisione dei socialisti, che hanno stabilito di “lasciare libertà di voto ai propri amministratori”.
Uno scenario di caos, vulnus e incertezza che si materializza in un periodo cruciale della stagione elettorale, appena due mesi dopo le elezioni nazionali: tra poco meno di tre mesi, infatti, si voterà per le Regionali e a scrivere il verdetto saranno i cittadini, che, però, rischiano di non ritrovare più la bussola.
LO SCENARIO
Fatto sta che per la conquista di palazzo Iacobucci il quadro è ormai completo. Lo scenario è definito. L’unica certezza, finora, è che a sedere sullo scranno più alto dell’amministrazione provinciale per i prossimi quattro anni, fino al 2026, sarà uno tra Riccardo Mastrangeli, Luca Di Stefano e Luigi Germani. Tre sindaci (gli unici candidabili) dal profilo civico, anche se sono di diversa sensibilità politica, chi gravita nel centrodestra e chi nel centrosinistra.
Mastrangeli da alcuni mesi guida il Municipio del capoluogo ed è vicino alla Lega. È stato il primo a lanciare la sua candidatura. Al suo fianco sono scesi Lega, con il pieno supporto dal deputato Ottaviani e del consigliere regionale Ciacciarelli, parte di Forza Italia, sindaci e gruppi neutrali.
Frizioni e crepe hanno spaccato anche il centrodestra. I vertici di Fratelli d’Italia, infatti, hanno deciso di convergere, d’intesa con il gruppo dem di Pompeo, sul sindaco di Arce, Germani, da sempre un uomo di centrosinistra. A suggellare il patto un documento firmato anche da due consiglieri provinciali del Pd e da altrettanti di FdI. E anche Germani, su cui potrebbe convergere una fetta di FI, sta cercando di aggregare intorno a sé civici e altri amministratori. Ha già incassato l’adesione del consigliere provinciale Luigi Vacana.
In piena corsa, inoltre, c’è il sindaco di Sora, Di Stefano, già alleato con il Pd alle Comunali. Ad appoggiarlo sono diversi sindaci della Valle del Liri, della Val di Comino e di altre zone della provincia, la corrente dem guidata da De Angelis, amministratori di Italia Viva e Azione. Anche Di Stefano, che potrebbe trovare consensi pure in qualche pezzo della Lega, è in piena campagna elettorale per riunire sul suo progetto altre forze civiche. Questo lo spaccato restituito dalle dinamiche che si sono delineate. Entro domani andranno depositate le candidature. Poi tra ventuno giorni il voto.