«Il parco diventerà un museo all'aperto». Frosinone, prime opere in viale Roma

«Il parco diventerà un museo all'aperto». Frosinone, prime opere in viale Roma
di Marco Barzelli
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Lunedì 17 Luglio 2023, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 15:18

 

La veNatura del marmo", il primo percorso scultoreo del "Parco della collina alta", ma anche le storie dei sei giovani scultori che hanno studiato nell'Accademia di belle arti di Frosinone.

Nel parco urbano di viale Roma l'assessore al centro storico Rossella Testa ha inaugurato le sei opere dedicate alla natura e arricchite dal marmo di Carrara. «Sarà mio impegno fare di questo parco un museo a cielo aperto di sculture contemporanee - ha assicurato - perché ogni angolo può contenere un'opera d'arte». Ora c'è quello promosso assieme all'associazione arte, restauro e storia (Aars), presieduta da Francesco Antonucci, padre di Leonardo. «Siamo attaccatissimi al territorio, a questa città, e abbiamo accolto con grande favore l'iniziativa - ha accentuato -. Questi ragazzi hanno lavorato per giorni con il caldo bestiale, dalle otto alle nove ore al giorno, un impegno notevole».

Il viaggio inizia con "L'inno alla vita" di Sara Terpino. È di Vico nel Lazio: «La vita mi ha portato all'estero, in Belgio, dove lavoro come scultrice - ha raccontato -.

Quando si tratta di farlo per Frosinone, però, sono la prima a tornare». Si è rifatta alla "land art" di Robert Smithson e alla "spirale di Fibonacci". «Per tutte le persone di Frosinone è visibile in modo chiaro nel fossile - così l'autrice -. È un inno alla vita e un augurio per la crescita delle piantine, l'elemento naturale della scultura». Il toscano Matteo Marovino, in arrivo dalla "regina del marmo" Carrara, ha proposto "Gli abitanti del bosco". «Un busto un po' fiabesco, con personaggi a cui ho creato una dimora - ha detto -. È una casetta in cui possono venire e spero che siano in qualche modo espressivi». È diventato amico e collaboratore di Antonucci perché quest'ultimo ha imparato a lavorare la pietra da suo padre Luca. La piemontese Marta Marafante, di Santhià (Vercelli), ha «cercato di trasmettere il connubio perfetto tra noi e la natura - ha spiegato -. C'è una mia visione del cerchio, in cui ritrovo forme personali, che mi danno emozioni felici e tristi».

Si arriva alla "Pera della Maiella" di Antonucci: «Siamo andati a prendere il marmo a Carrara, per la pallina di sopra, ma anche qui si usa il travertino come legno per esprimere il piano della natura. L'opera ricorda anche il mio libro preferito, "Il barone rampante" di Calvino». Di Salvatore Dimasi, da San Pietro di Caridà (Reggio Calabria), è invece "L'orecchio traditore": «Ha una forma organica che si rispecchia nel fungo chiamato "Orecchio di Giuda", che cresce sugli alberi. L'ho collegato con un gioco di parole, mettendo un orecchino con trenta denari. Non soltanto per il tradimento di Giuda, ma per tutte le volte che sentiamo tante fesserie che ci portano a tradire noi stessi».

L'ultima creazione è della ciociaria Giorgia Imperioli, originaria di Ripi. «Sono forme curve a contrasto con linee dritte. Rappresentano una donna che si arrampica su un albero. Ci sono vari significati, perché le curve rappresentano le donne e le linee dritte gli uomini». È suo padre Michele ad aver realizzato le strutture in ferro delle sculture. I plinti in cemento armato, invece, sono opera dell'artigiano Tommaso Perna.

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