Carlo Fuortes

Il ricordo/ La divulgazione trasformata in una scienza

di Carlo Fuortes
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Domenica 14 Agosto 2022, 00:01

Piero Angela sarebbe potuto essere un grande scienziato, avrebbe avuto le capacità per diventarlo. Scelse invece di riservare le proprie energie alla divulgazione del sapere, della conoscenza scientifica e culturale. Essere divulgatori non è facile. È una dote non alla portata di tutti. Piero Angela, e forse come lui solo Umberto Eco, altro grande divulgatore italiano, si distingueva per la naturalezza nel comunicare e per saper proporre contenuti alti, spesso considerati inaccessibili, con profonda familiarità e un’immensa passione. La stessa che ha tramesso nel suo ultimo messaggio, testamento per la televisione pubblica e per tutti gli italiani, che abbiamo il dovere di cogliere. Piero Angela aveva metodo. Soprattutto grazie alle sue esplorazioni nella ricerca, tra le avanguardie della scienza e nei patrimoni culturali sapeva di che cosa parlava. 

Per questo è stato un modello esemplare del servizio pubblico fornito dalla Rai agli italiani, a quanti vivono nel nostro Paese, e un professionista di levatura internazionale. La Rai, la più grande azienda culturale del nostro Paese, gli è grata. E grati a Piero Angela, sono convinto, siamo tutti noi che da telespettatori lo abbiamo conosciuto al di là dello schermo. Era eclettico. Versatile. Il motore del suo agire consisteva nella curiosità, nella voglia di conoscere. Nessuno può ricordarlo altezzoso, intellettuale nella torre d’avorio. Avrebbe avuto i titoli per esserlo. Scelse di condividere con gli altri – riuscendoci – quanto apprendeva.

La sua deferenza verso il pubblico, il suo considerare prioritarie nel suo lavoro le persone dall’altra parte del video sono confermati da un gesto dei giorni scorsi: la decisione di affidare al sito Internet del suo programma “SuperQuark“ la futura notizia della morte con un testo scritto di persona. Come se le parole da mandare in rete riguardassero un’assenza della quale un servitore del pubblico era tenuto a dare conto. «È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati», ha affermato nell’annuncio Piero Angela con l’onestà, il realismo e lo stile di un autentico caposquadra.
Con le numerose trasmissioni realizzate per la Rai un professionista di alto livello ha infranto uno dei tanti luoghi comuni esistenti sulla televisione.

Piero Angela smentiva di per sé l’idea che la popolarità televisiva si possa, o si debba, acquistare soltanto intrattenendo o facendo sorridere. La scorrevolezza del suo modo di condurre e inventare programmi, basata su fatti, ha dimostrato ulteriormente che il conoscere può essere attraente, gradevole. Può essere motivo di piacere. Tutt’altro che pesantezza o desiderio di primeggiare ambendo a far sentire gli altri in difetto rispetto alla propria cultura. 

Nell’ultima e-mail che mi aveva inviato, di recente, questo professionista di livello si era firmato «Il “giovane” Piero Angela». Un’espressione che avevo usato per introdurlo in una conferenza stampa di poco precedente. Scherzosa fino a un certo punto, da parte mia. Convinto che il servizio pubblico debba ricorrere alle sue risorse migliori per ampliare le conoscenze dei telespettatori, avevo approvato senza esitazione la proposta di affidare a Piero Angela una nuova trasmissione intitolata “SuperQuark - Prepararsi al futuro”, un ciclo dedicato al ruolo della tecnologia nella società attuale e sulle connessioni tra sviluppo, ricerca, economia e ambiente. Si è proceduto alle registrazioni.
Il programma andrà in onda dal 30 settembre, il venerdì pomeriggio, su Raitre. Avvicinato dal padre al gusto per la scienza, Piero Angela ha saputo renderne partecipe il figlio Alberto con risultati eccellenti sotto gli occhi di tutti. Dal 30 settembre apprenderemo ancora da Piero. A dimostrazione ulteriore che per la Rai il suo non è un lavoro concluso.

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