Gianfranco Viesti
Gianfranco Viesti

Traguardi centrati/Quella Italia dei Comuni che si è messa alla “stanga”

di Gianfranco Viesti
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Mercoledì 12 Luglio 2023, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 00:07

Si discute dei tanti problemi del Pnrr; ma si riflette meno sul fatto che fondamentali investimenti stanno procedendo bene. Soprattutto nei comuni.


Nel corso dell’incontro Missione Italia 2023 appena tenutosi a Roma, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci) ha presentato una propria rilevazione. Il Pnrr destina ai comuni circa 40 miliardi, cioè un quinto del totale. Trentasei di questi 40 miliardi (il 90%) sono stati già assegnati alle singole amministrazioni, prevalentemente nel corso del 2022. E a valere su queste risorse i comuni italiani a metà giugno avevano già bandito 52.000 gare di appalto; metà di tutti gli appalti già avviati dell’intero Piano. C’è stata una fortissima accelerazione: a giugno il numero di gare è raddoppiato rispetto a gennaio. E questa è una buona notizia.


Le assegnazioni paiono equilibrate a livello territoriale; stando all’Anci, ai comuni del Mezzogiorno sono stati assegnati 16,3 miliardi, cioè un po’ più della soglia del 40%. Elaborazioni recenti della Banca d’Italia (riferiti ad un totale lievemente inferiore), mostrano che dopo quelli della Lombardia (con molti più abitanti) i comuni campani sono risultati assegnatari degli importi più cospicui: 3,5 miliardi. Rapportando le assegnazioni alla popolazione, emerge una maggiore intensità degli interventi in Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria, seguite da Campania, Puglia e Sardegna.

Una indagine Svimez aveva già segnalato una notevole attenzione e partecipazione dei comuni del Sud alle opportunità del Pnrr. E anche queste sono buone notizie.
Nel corso dell’incontro romano il Ministro dell’Istruzione ha reso noto che ben il 91% delle risorse assegnate ai comuni per gli asili nido sono state aggiudicate alle imprese che devono realizzarli. Immaginando che si riferisca all’ultimo bando, si tratta di 2,4 miliardi. Il Ministro delle Infrastrutture ha reso noto che i tre quarti dei “Progetti Innovativi per la Qualità dell’Abitare” (Pinqua) è in esecuzione: si tratta di oltre 2 miliardi per nuovi progetti. E queste sono ottime notizie.
La discussione pubblica sul Pnrr è stata assai particolare. Nelle sue prime fasi è prevalso un atteggiamento di totale fiducia e ottimismo; le poche critiche venivano respinte quasi con fastidio, quasi si trattasse di lesa maestà. È stato un peccato, perché come provo a documentare in un piccolo libro appena pubblicato (Riuscirà il Pnrr a rilanciare l’Italia?) una maggiore apertura e discussione nelle prime fasi del Piano lo avrebbe migliorato, e avrebbe forse evitato intoppi ed errori che si stanno manifestando (come aver assegnato più risorse ai comuni già meglio forniti di asili nido rispetto a quelli sprovvisti).
Ma poi il vento è repentinamente cambiato. Anche per una comunicazione da parte dell’Esecutivo volta a sottolineare le difficoltà che andava incontrando, sta prevalendo lo scetticismo: il Piano è troppo grande e complesso; siamo in forte ritardo; rischia di essere inattuabile. Bene naturalmente che si parli di problemi e difficoltà. Ma la realizzazione di un Piano così articolato, unico nella storia del paese, concentrato per volontà comunitaria in pochissimi anni, per il quale vanno rendicontati ben 527 traguardi e obiettivi, e sul quale è piovuta un’inflazione che ha accresciuto i costi delle opere anche di un quinto, è estremamente complessa. È possibile che qualcuno degli oltre duecentomila progetti alla fine si riveli irrealizzabile e vada abbandonato; è necessaria una interlocuzione costante con gli uffici tecnici di Bruxelles.
Questo non giustifica catastrofismi. Il Pnrr va realizzato. Ne va del futuro dell’Italia, che ne può trarre una spinta al cambiamento e un consolidamento del suo ruolo europeo. E del futuro dell’Unione: se cade il Pnrr cade l’intero programma Next Generation, e diventerà assai più difficile, se non impossibile, immaginare nuovi programmi con indebitamento europeo.
Ecco perché le notizie che arrivano dai comuni sono importanti e vanno valorizzate.

C’è un’Italia che si sta dando moltissimo da fare, che si è “messa alla stanga”, come esortava a fare il presidente Mattarella a marzo. Con pochi dipendenti, uffici tecnici indeboliti, specie al Sud, le amministrazioni stanno fornendo finora una risposta assai apprezzabile. La strada dell’attuazione del Piano è ancora lunga e impervia: ma lo sarà un po’ meno se sapremo valorizzare i risultati che si stanno cogliendo.

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