Paolo Pombeni
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Conti in salita/ La manovra che riflette cosa accade intorno a no

di Paolo Pombeni
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Giovedì 19 Ottobre 2023, 00:08

Mettersi a discettare su un presunto vulnus alla democrazia parlamentare perché il governo ha chiesto ai parlamentari della sua maggioranza di non presentare emendamenti su quanto elaborato nella legge di bilancio significa non cogliere le contingenze delicatissime in cui ci troviamo.

È stato semplicemente chiesto un atto di responsabilità alla coalizione che sostiene l’esecutivo ed anche alle opposizioni. Siccome siamo appunto in un sistema democratico quei parlamentari che non vogliono aderire manterranno tutta la libertà, ma ovviamente si assumeranno il peso delle conseguenze di azioni che mettono in questione la tenuta del nostro sistema.


Non sembrino parole eccessive. Sulla drammaticità della situazione internazionale non c’è bisogno di dire molto di più, la gravità degli eventi è chiara a tutti. Già la guerra in Ucraina con la sfida che Putin ha ripetutamente lanciato all’Occidente cercando di coinvolgere anche la Cina era il segnale di una congiuntura difficile. Quel che sta accadendo in Medio Oriente, che va anche oltre il conflitto fra Israele e Hamas, assume un aspetto sempre più preoccupante. Il nostro paese non è, né può permettersi di collocarsi fuori da questo contesto e di conseguenza deve mostrare una tenuta forte come sistema.

Appunto come sistema dobbiamo fare i conti (mai termine fu più appropriato) con una situazione del bilancio statale che è, per essere eufemistici, molto impegnativa. Il semplice ricordare che dobbiamo gestire un budget che investe 24 miliardi in interventi di sostegno alle parti più fragili del sistema, siano famiglie o snodi istituzionali, gravati da un buco di 20 miliardi come eredità per il prezzo pagato per il Superbonus dovrebbe bastare a dare il quadro della situazione.


Quando partendo da una situazione di debito pubblico altissimo sei obbligato a fare una manovra in parziale deficit perché ti devi pur far carico delle difficoltà che hai davanti (dall’incremento dei salari di chi guadagna poco all’intervento su un sistema sanitario in affanno) non puoi ignorare che avrai bisogno di investitori che acquistino i titoli del tuo debito. Dovrebbe essere banale il ricordarlo. Come sempre, se si desidera che ciò accada, il debitore deve mostrarsi credibile per chi accetterà di sostenerlo, sperando che non gli venga chiesto un interesse troppo alto. È il confronto con i mercati a cui si fa sempre riferimento e con le società internazionali di rating che questi mercati orientano.

Altre banalità, ma val sempre la pena richiamarle.


Poi ci sarebbe da tenere presenti problemi che il nostro paese ha con l’Unione Europea: dalla eterna questione che si trascina sul Mes ai dibattiti piuttosto tesi che si stanno svolgendo sul tema di una ripresa e in che termini, della strategia del patto di stabilità e del contenimento/abbassamento del deficit nei paesi della Ue. Questioni delicate per noi che d’altra parte di solidarietà europea abbiamo bisogno, non fosse altro che per la gestione dei finanziamenti al Pnrr dove uno sguardo arcigno ed ostile alle nostre difficoltà ci creerebbe più di uno scoglio da superare.


Ora è piuttosto evidente che in una congiuntura di questo tipo essere passivi di fronte a quel fenomeno tipico dei dibattiti sulla legge di bilancio che non per caso viene chiamato «l’assalto alla diligenza» non era consentito. Chi guarda con una certa obiettività a quanto sta accadendo non avrà remore a rilevare che prendere questo sentiero stretto non è stata per il governo una scelta facile. Inevitabilmente gli è stato rinfacciato che tradiva tante promesse elettorali grazie alle quali aveva raccolto consenso: lo sta facendo l’opposizione, sia quella parlamentare che quella nei media, ed è il suo mestiere (ogni partito che si è trovato in quel ruolo ha cavalcato argomenti simili contro chi era a Palazzo Chigi). Basterebbe ricordare a questo proposito le polemiche delle opposizioni circa la revisione del sistema pensionistico: dopo l’ipotesi di aumentare la flessibilità in uscita si è dovuto ripiegare su una quota 103/104.


Le opposizioni devono fare il loro mestiere, ed è bene che lo facciano, ma si vorrebbe chiedere che intervenissero avendo presente quel contesto che ha portato alle scelte in campo, intervenendo a criticarne le declinazioni e suggerendo miglioramenti più che esercitarsi nello sterile spettacolo di proporre un fantastico mondo diverso sfruttando il fatto che non avendo possibilità di provare a metterlo in atto nessuno potrà chieder loro ragione del fallimento di quelle fantasie. Anche se la triste vicenda del Superbonus qualcosa avrebbe pur dovuto insegnare.

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