FEBAF: fisco più leggero per favorire gli investimenti

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Venerdì 22 Marzo 2024, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 09:00

Dall’Audizione Febaf alla Bicamerale Enti di Previdenza che si è tenuta ieri, 21 marzo, è emerso che per contribuire allo sviluppo del tessuto produttivo e alla crescita economica del Paese è fondamentale valorizzare il ruolo degli investitori istituzionali attraverso la proposta di una fiscalità premiale

Audizione di Febaf ieri (21 marzo) alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale (“Bicamerale Enti di previdenza”). Sono intervenuti il segretario generale di Febaf (Federazione banche assicurazioni e finanza), Pierfrancesco Gaggi e il coordinatore del Gruppo di lavoro Febaf sugli investitori istituzionali, nonché direttore generale di Ania, Dario Focarelli.

Quello degli investitori istituzionali italiani (in particolare Casse privatizzate, fondi pensione, compagnie di assicurazione) è un mercato che pesa per circa il 50% del PIL, con un patrimonio che si aggira intorno ai 1.200 miliardi (al 31/12/2022). Un mercato che è stabilmente su un sentiero di razionalizzazione e consolidamento, con una progressiva diminuzione negli ultimi 10 anni del numero di operatori, un robusto incremento del patrimonio che 15 anni fa era inferiore ai 500 miliardi e con rendimenti – nel medio termine – che riflettono la buona diversificazione degli investimenti.

“Ribadiamo – ha sostenuto Gaggi – l’opportunità di promuovere l’impiego produttivo della ricchezza degli italiani, e l’afflusso di maggiori risorse all’economia reale ed alla previdenza complementare”. Per contribuire allo sviluppo del tessuto produttivo e alla crescita economica del Paese per Febaf è fondamentale valorizzare il ruolo degli investitori istituzionali che, per orizzonte temporale, sono distanti dagli investimenti speculativi e svolgono il proprio mandato con lungimiranza, prudenza e responsabilità e con attenzione allo sviluppo sostenibile dell’economia.

Una dimostrazione è data dalla dimensione rilevante che gli investimenti attenti alle dimensioni ambientali, sociali e di governance (investimenti ESG) assumono nelle scelte di portafoglio di questi investitori. In particolare, le Casse dei professionisti, al 31 dicembre 2022, avevano destinato circa 23,4 miliardi agli investimenti ESG. Con riferimento alle compagnie di assicurazione, da un’indagine ANIA-Forum per la Finanza Sostenibile, risulta che pressocché la totalità delle imprese intervistate include criteri di sostenibilità nelle proprie decisioni di investimento. Inoltre, l’inclusione dei criteri ESG nella politica di investimento si applica a una quota rilevante degli investimenti delle compagnie di assicurazione: il 93% del campione che include i criteri ESG estende la politica SRI (Sustainable and Responsible Investment) alla quasi totalità del portafoglio in gestione.

La variabile fiscale potrebbe inoltre costituire una leva rilevante per favorire impieghi a lungo termine e quindi l’afflusso di risorse verso l’economia reale, sia con riferimento agli investitori istituzionali, sia con riferimento allo sviluppo dei risparmi dei cittadini, in analogia e in un’ottica di complementarità rispetto a strumenti già esistenti.

In particolare, come segnalato pubblicamente e più volte da Febaf e dalle sue associate, si potrebbe prevedere una fiscalità premiale in funzione della durata degli investimenti.

La Febaf ha indicato la “necessità di ridurre la tassazione oggi gravante sui rendimenti degli investimenti dei fondi di primo e secondo pilastro, rispettivamente al 26% e al 20%, e di perseguire l’armonizzazione a livello europeo del livello impositivo“, con riferimento alla disparità di trattamento impositivo fra Casse professionali (al 26%) e forme integrative (al 20%).

Nel corso dell’audizione è stata illustrata la proposta di “una fiscalità premiale in funzione della durata degli investimenti”, perché “sul piano della tassazione degli strumenti finanziari, prevedendo un’aliquota agevolata sugli orizzonti di lungo termine sugli investimenti finanziari (non speculativi), si otterrebbe un ritorno per lo Stato, con il duplice risultato di incentivare il sostegno alle imprese e generare un gettito positivo per le casse dello Stato derivante dall’attivazione di investimenti aggiuntivi”.

Il sistema di tassazione, ha fatto sapere ancora la Febaf, “potrebbe essere rivisitato, introducendo un principio di correlazione tempo-aliquota: ad esempio, per i proventi degli investimenti detenuti in forma diretta, o indiretta, tramite fondi di investimento, o contratti assicurativi, per più di 12 mesi, si potrebbe prevedere un’aliquota di tassazione inversamente correlata alla durata degli investimenti, per ridurre gradualmente l’imposizione a partire da un certo anno di detenzione dello strumento finanziario”.

Marco Barbieri

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