I militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, con i colleghi del Nucleo speciale tutela privacy e frodi di Roma, hanno notificato un provvedimento di sequestro per quasi 322 milioni di euro nel secondo filone dell'indagine milanese, aperta nel 2018, su una maxi truffa attraverso i servizi di telefonia che questa volta ruota attorno a Tim, azienda che non è indagata. Il decreto di sequestro, firmato dal gip su richiesta dei pm, riguarda altre 5 società che con l'azienda di tlc - a cui sono stati congelati quasi 250 milioni - avrebbero venduto cosiddetti «servizi vas». Gli indagati sono oltre 20.
L'inchiesta
In questo secondo filone dell'indagine, coordinata dal pm Francesco Cajani e dall'aggiunto Eugenio Fusco, gli indagati, tra i quali alcuni all'epoca dipendenti Tim senza ruoli apicali, rispondono di frode informatica (articolo 640 ter del codice penale).
La prima tranche dell'inchiesta, aperta nel 2018 e da qualche mese al centro di un processo che si sta celebrando davanti al Tribunale di Milano, ruotava attorno a WindTre, società anch'essa mai indagata ma che ora è citata come responsabile civile nel dibattimento in cui sono imputati alcuni dei suoi ex manager. Anche in questo caso la presunta truffa da circa 99 milioni aveva portato a rilevanti sequestri e, oltre al processo di primo grado (per l'imputazione di tentata estorsione contrattuale si deve ricelebrare l'udienza preliminare), a sette patteggiamenti e ad una restituzione di 18,5 milioni di euro. La Procura aveva ipotizzato un sistema illecito che, tra il 2017 e il 2020, avrebbe consentito una «media di 30/40mila attivazioni» indebite «al giorno» di «servizi premium, cosiddetti Vas», ossia giochi, oroscopi, suonerie, per «ignari consumatori che si vedevano addebitare i relativi costi pari a 5 euro a settimana».