Il sasso gettato nello stagno del Superbonus da Mario Draghi ha creato uno tsunami. La “contrarietà” del governo all’incentivo del 110% per i lavori di efficientamento energetico ha fatto scendere sul piede di guerra il mondo delle imprese di costruzione. «Cittadini e imprese», ha detto il presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori, Gabiele Buia, «sono preoccupati per questo clima di incertezza che regna intorno al Superbonus 110 e che rischia di bloccare migliaia di lavori già partiti o in procinto di partire, creare enormi contenziosi e di far fallire centinaia di operatori». Proprio grazie alla spinta del Superbonus, il settore edilizio ha chiuso un 2021 in grande ripresa dopo anni di crisi. Gli investimenti sono saliti del 16,4%, con la produzione che ha mostrato un segno positivo di ben il 24,1%. Numeri positivi su cui hanno influito, come si diceva, gli interventi legati al Superbonus, che secondo i dati Enea al 31 marzo 2022 hanno toccato quota 24,2 miliardi di euro, con crediti maturati nei confronti dello Stato di oltre 30 miliardi. Ma la macchina per ora è bloccata. Le banche hanno chiuso i rubinetti in attesa di un chiarimento del governo. Nel decreto “aiuti” approvato lunedì in consiglio dei ministri, l’attesa norma per sbloccare la cessioni del credito è rimasta in bianco. Il ministero dell’Economia ci sta ancora lavorando. Delle due principali richieste avanzate dal mondo bancario per ricominciare a scontare le fatture, una sarà sicuramente accolta. Si tratta di “liberare” la cosiddetta quarta cessione del credito. Dopo le maxi truffe sugli incentivi, il governo aveva posto un limite massimo di tre cessioni dei bonus: il primo tra impresa e banca, e poi altri due passaggi da banca a banca.
Conte, l'escalation contro Draghi. Ma il premier è tranquillo: «Il M5S non romperà»
Il passaggio
Poi, una volta che ci si è resi conto che gli istituti avevano terminato i loro spazi fiscali per accettare nuove fatture, è stata introdotta una quarta cessione.
Il dossier
Il dossier sarebbe uno di quelli allo studio per la prossima legge di Bilancio. Ma a difendere l’impianto degli incentivi ieri è intervenuta la Confindustria. «Al netto del dialogo costante con il governo e del confronto sulle criticità a cui siamo sempre disponibili», ha detto il vice presidente Emanuele Orsini, «vale la pena oggi ribadire che l’impianto delle agevolazioni, come definito dall’ultima legge di Bilancio, non è in discussione; il piano è confermato e continuerà a funzionare secondo i tempi previsti e le modalità di decalage stabilite. Ho personalmente ricevuto», ha aggiunto Orsini, «rassicurazioni su questo e d’altro canto non sarebbe accettabile un radicale ripensamento in corso d’opera».