Reddito di cittadinanza, come cambia da gennaio? Ecco tutte le novità per il 2023

Nel prossimo anno si studierà e si deciderà, anche insieme con le parti sociali, modalità tempi e “intensità” del nuovo sussidio

Reddito di cittadinanza, come cambia da genniao? Ecco tutte le novità per il 2023
di Giusy Franzese
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Giovedì 15 Dicembre 2022, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 09:51

Quasi certamente non si chiamerà più reddito di cittadinanza, ma un sussidio qualunque sarà il nome (per le famiglie povere, con anziani e bambini) resterà anche nei prossimi anni. Nel prossimo anno si studierà e si deciderà, anche insieme con le parti sociali, modalità tempi e “intensità” del nuovo sussidio. Già a partire da settembre 2023 cambierà però la platea dei beneficiari: fuori tutti gli “occupabili”, ovvero le persone in età da lavoro (18-59 anni) che non hanno problemi ”collaterali”. Nel frattempo il governo laverà sulla riforma che dal 2024 riguarderà tutti.

 

Reddito di cittadinanza, la rassicurazione

Più volte il governo, anche la stessa Giorgia Meloni, hanno dichiarato che fragili e over 60 non devono preoccuparsi: lo Stato continuerà ad aiutarli.

Di recente lo ha ribadito anche la ministra del Lavoro Marina Calderone, che si occuperà in prima persona della riforma: «Mi sento di ribadire che non vi è alcuna intenzione né del ministero né del governo di sottrarre tutele a chi non è in condizione di lavorare, anzi si terrà conto della presenza di figli minori». Per gli altri - ha continuato - l'obiettivo della revisione del Reddito di Cittadinanza è di «accompagnare o riaccompagnare al lavoro quante più persone possibili perché la dignità del lavoro è la condizione fondamentale che va ricercata da tutti».

 

Cosa cambia dal primo gennaio 2023

La ministra del lavoro Calderone ha spiegato che per l’intero 2023 il reddito di cittadinanza sarà erogato alle attuali condizioni «per le persone ed i nuclei famigliari in condizione di fragilità ossia coloro che si trovano in nuclei con minori, disabili o persone con almeno sessant‘anni di età, donne in stato di gravidanza».

Fino al primo settembre 2023 ci saranno invece importanti novità per i cosiddetti occupabili, che percepiranno ancora il sussidio per otto mesi (da gennaio ad agosto compreso) ma saranno obbligati a partecipare e frequentare corsi di formazione e riqualificazione della durata semestrale. Chi non parteciperà alla formazione perderà il sussidio. Stop al redito anche nel caso di una sola rinuncia di offerta di lavoro congruo. Le Regioni dovranno trasmettere all’Anpal gli elenchi delle persone che non rispettano l’obbligo di frequenza. Saranno anche intensificati i controlli sui percettori e sulle proposte di impiego che arrivano ai sussidiati, che per troppo tempo non sono state tracciate.

«Abbiamo ritenuto importante dare un segnale: superare la logica meramente assistenziale della gestione del reddito di cittadinanza che ha prevalso in questi anni e collocare progressivamente gli attuali beneficiari del reddito che si trovano nel percorso di reinserimento, denominato patto per il lavoro, nell‘ambito delle ordinarie misure di politica attiva e di formazione, peraltro in corso di rafforzamento e di riforma» ha spiegato sempre la ministra Calderone nel corso di una audizione al Senato.

 

La platea degli occupabili

Fanno parte della platea degli occupabili i beneficiari del sussidio in grado di lavorare e con età compresa tra 18 e i 59 anni. Inizialmente stimati in circa 800.000 persone, in realtà il numero è stato poi ridimensionato, perché sono esclusi dalla stretta i nuclei in cui è presente un minore, un fragile, una donna in gravidanza, un over 60 o un disabile. Si calcola siano 660.000 persone. Di questi, oltre la metà (51%)  ha meno di 39 anni.

 

Sgravi contributivi

Chi assume un beneficiario del reddito di cittadinanza potrà contare su sgravi contributivi fino a seimila euro l’anno (si sta ragionando di alzare la soglia a ottomila)

 

Cumulabilità

Il lavoro stagionale, in un limite annuo di tremila euro, è cumulabile e compatibile con l’assegno del reddito di cittadinanza.

 

I controlli

In arrivo più controlli sui requisiti. Prima dell’estate sono partiti i controlli incrociati Inps-Giustizia sui percettori con la fedina penale sporca. Obiettivo, intercettare quelli con alle spalle reati incompatibili con l’erogazione del sussidio. Controlli più stringenti anche sugli stranieri percettori del reddito ma residenti in Italia solo “sulla carta”, perché in realtà vivono e lavorano all’estero. L’Inps ha recentemente comunicato di aver respinto, nei primi 10 mesi del 2022, circa 240.000 domande di reddito di cittadinanza.

«Gli scenari di rischio elaborati ed i relativi allarmi» attivati dall‘Inps hanno permesso di individuare su circa 1.290.000 domande di Reddito di cittadinanza pervenute, nei primi dieci mesi del 2022, oltre 290.000 a rischio: 240.000, per mancanza del requisito della residenza in Italia oppure per false o omesse dichiarazioni relativamente alla posizione lavorativa dei componenti il nucleo familiare, sono state respinte in automatico, prima che la prestazione potesse essere indebitamente percepita; 50.000 sono state sospese e sottoposte ad ulteriori controlli.

 

I risparmi

Grazie alle nuove misure, nel 2023 le casse dello Stato risparmieranno 734 milioni di euro.

 

La riforma

La stretta del 2023 sugli occupabili è solo il primo passo di una complessiva riforma che arriverà nel 2024.

 

Gli attuali beneficiari

Attualmente sono in possesso della card gialla 1,16 milioni di famiglie, corrispondenti a 2,45 milioni di persone coinvolte, a cui va un importo medio mensile di 550 euro. L’Inps ha rilevato che la generazione entrata nella misura nei suoi primissimi mesi di vita, quindi tra aprile e giugno del 2019, ha sfruttato lo strumento per tutta la durata possibile in oltre un caso su due: parliamo di 457mila nuclei, il 53% del totale. La maggior parte dei percettori occupabili si trova in Campania, Sicilia e Calabria dove meno di un attivabile su cinque (il 18%) lavora.

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