BRUXELLES Recovery bis, revisione del Pnrr, quinto pacchetto di sanzioni alla Russia e via europea al tetto al prezzo del gas: tutte le opzioni sono sul tavolo. La Commissione è al lavoro per presentare dopo Pasqua le sue proposte sulla possibilità di definire un “price cap” all’ingrosso per il metano, uno scenario che è una strada in salita, mentre ieri si è registrato un nuovo pressing da parte del governo italiano, impegnato nel tour diplomatico fra i principali Paesi produttori di gas per garantirsi forniture alternative a quelle russe. Il percorso è però piena di insidie anche politiche.
A cominciare dal dibattito sul tetto al prezzo del gas sostanzialmente rinviato dai leader dei Ventisette dopo ore di discussione in occasione dello scorso Consiglio europeo: «È una delle questioni su cui è stato chiesto alla Commissione di presentare una proposta, che arriverà entro la fine del mese. È una questione che l’esecutivo Ue sta affrontando molto seriamente», ha detto il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni intervenendo ieri a Cernobbio a un workshop organizzato dal Forum Ambrosetti.
LA MISSIONE
In Azerbaigian per incontri istituzionali, intanto, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è tornato a richiamare Bruxelles alle sue responsabilità: «All’Ue chiediamo coraggio. L’introduzione del tetto è una decisione urgente ed essenziale. L’Italia non molla; è una prova di compattezza e unità di tutta l’Unione europea». E da Baku, che ci rifornisce attraverso il gasdotto Tap che arriva in Puglia, Di Maio ha ottenuto la promessa di passare già quest’anno da 7 a 9,5 miliardi di metri cubi di gas per il nostro Paese.
La sfida dei rincari in bolletta, nel breve periodo, e quella dell’autonomia strategica europea, nel medio-lungo termine, rilanciano però anche la prospettiva di un ennesimo sforzo collettivo nell’Unione e, nell’attesa, della modifica degli interventi già messi nero su bianco nei rispettivi Piani nazionali di ripresa e resilienza. Quella su un nuovo Recovery Plan dedicato a energia e difesa, un’idea cara a Italia e Francia e che è stata anticipata il mese scorso durante il vertice dei capi di Stato e di governo a Versailles, è «una discussione legittima destinata a proseguire nelle prossime settimane e nei prossimi mesi», che avrà inevitabilmente «bisogno di grandi investimenti», ha detto Gentiloni. L’Ue autonoma del futuro «avrà bisogno di grandi investimenti, in buona parte pubblici, e questo può giustificare una discussione su eventuali strumenti comuni».
A puntare i piedi su un nuovo Recovery sono sono soprattutto i Paesi del Nord Europa, tornati a fare quadrato con la Germania, e a ricordare che dell’attuale piano ci sono ancora circa 200 miliardi di euro di prestiti agevolati da spendere: un rilievo, tuttavia, vero per quasi tutti, ma non per l’Italia, che ha già ottenuto l’intero pacchetto di 191,5 miliardi. E allora ecco che il ministro dell’Economia Daniele Franco, sempre da Cernobbio, ha aperto alla possibilità di rivedere alcuni progetti del Pnrr italiano per indirizzarli meglio al contenimento dei costi dell’energia: «Ridiscutere l’intero Recovery, che è stato scritto insieme alla Commissione e concordato con i nostri partner, presenterebbe il rischio di bloccare tutto», ha spiegato Franco. «Nelle sue linee essenziali il Pnrr va bene, e bisogna proseguire ad attuarlo. Altra cosa è invece ridiscutere e riesaminare singoli progetti», sotto il profilo della transizione ecologica, «per correre più velocemente».
L’ANNUNCIO
Sulle sanzioni, Gentiloni - che ha anche escluso per ora l’orizzonte recessione nell’Ue - ha poi chiarito che «stiamo lavorando a ulteriori pacchetti, che in questo momento non comprendono il settore energetico, e per cercare di limitare la possibilità di aggiramento delle restrizioni». Intanto, la Lituania ha annunciato che dal prossimo mese sarà il primo Paese Ue a non importare più gas russo dopo il ricatto di Putin che pretende i pagamenti delle forniture in rubli.