Zangrillo: «Stop ai permessi per aprire attività artigianali». Il ministro: riforma anti-burocratica nel decreto Pnrr

Il ministro della Pa: «Cancellati i permessi preventivi per muratori, imbianchini, falegnami, sarti. Il pacchetto sarà nel prossimo decreto sul Pnrr. Cambieranno anche i controlli»

Zangrillo: «Stop ai permessi per aprire attività artigianali». Il ministro: riforma anti-burocratica nel decreto Pnrr
di Andrea Bassi
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Lunedì 29 Gennaio 2024, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 09:50

Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, l’Ocse nel suo ultimo rapporto ha detto che il Pnrr è cruciale per la crescita. Ma per attuare il Pnrr sono cruciali le semplificazioni amministrative. Entro quest’anno il suo dicastero ne deve attuare ben 200. A che punto siamo?

«Abbiamo ben presenti gli obiettivi del Pnrr, che intendiamo centrare al più presto perché più siamo rapidi a semplificare, più siamo in grado di rendere la Pa efficace nel rapporto con cittadini e imprese».

Nei prossimi giorni il governo approverà un decreto sul Pnrr: quali misure di semplificazione proporrete all’interno del provvedimento?

«Stiamo mettendo a punto un pacchetto di circa quaranta semplificazioni, in aggiunta al centinaio che abbiamo già realizzato l’anno scorso, con un focus particolare sull’artigianato».

L’artigianato?

«Sì, vogliamo razionalizzare le pratiche necessarie ad avviare, sospendere o chiudere una attività. Grazie allo snellimento di queste procedure, per tali pratiche muratori, carpentieri, imbianchini, piastrellisti e decoratori, ma anche sarti, grafici e tecnici audio video non avranno più bisogno di effettuare segnalazioni e comunicazioni varie, con un notevole risparmio di tempo.

Si riuscirà ad arrivare a una “burocrazia” zero per queste attività?

«L’impegno c’è. Pensi che oggi per l’avvio di una falegnameria sono necessari fino a 78 adempimenti, per lo più frutto di prassi prive di fondamento giuridico.

Oneri amministrativi a carico delle imprese che riduciamo uniformando il quadro normativo ed eliminando il titolo abilitativo per l’avvio dell’attività». 

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Quali altre semplificazioni faranno parte del pacchetto?

«Un’altra novità, elaborata in sinergia con il ministero della Salute, riguarda le certificazioni sanitarie, con la possibilità di estendere ad altri certificati la piattaforma utilizzata durante la pandemia per il pass verde Covid-19». 

Alla fine dello scorso anno su sua iniziativa era stato adottato un decreto per riformare i controlli che prevedeva, tra l’altro, un bollino da dare alle attività commerciali in base al rischio e una franchigia di sei mesi senza accessi in caso di promozione a un controllo. A che punto è la sua attuazione?

«Lo schema di decreto legislativo ha ottenuto proprio in questi giorni il via libera della Conferenza unificata ed ora passerà all’esame del Consiglio di Stato e poi alle commissioni parlamentari competenti. È un lavoro lungo, complesso, ma necessario per rinnovare il rapporto tra Pa e imprese. Una relazione che deve essere improntata sulla fiducia: vogliamo passare dal sospetto preventivo al controllo successivo, in un dialogo costante fra le parti per superare gli ostacoli burocratici che spesso rappresentano solo duplicazioni».

Lei da tempo ha avviato un “giro d’Italia” per ascoltare le richieste per la Pubblica amministrazione che arrivano dai territori. La prossima tappa è Marino. Che risposta state dando alla richiesta di personale che arriva dai Comuni?

«Nel 2023 abbiamo inserito circa 170 mila persone e per l’anno appena iniziato prevediamo di raggiungere un numero analogo. La partecipazione ai concorsi è significativamente superiore ai posti banditi, segno che il lavoro che stiamo facendo per rendere la pubblica amministrazione più moderna e attrattiva incomincia a dare i suoi frutti. Penso ad esempio al concorso per l’assunzione di 31 persone al Comune di Caivano: i candidati che si sono presentati alle prove sono stati quasi 1.400 e il 70% dei 441 idonei ha meno di 40 anni. Una procedura concorsuale che si è aperta nel mese di dicembre e si concluderà con le assunzioni a febbraio, in soli tre mesi. Un risultato straordinario. A Marino ci soffermeremo in particolare sulle opportunità e sulle sfide per le aree metropolitane, parleremo di pianificazione strategica delle aree urbane, di semplificazione e digitalizzazione per il sistema delle imprese e di iniziative per lo sviluppo della capacità amministrativa delle amministrazioni territoriali».

I Comuni chiedono anche certezza sui fondi per coprire i costi dei lavori che dopo la rimodulazione sono usciti dal Pnrr. Il governo ha individuato le risorse necessarie?

«Il ministro Fitto insieme a tutti i dicasteri interessati stanno realizzando un lavoro molto serio, i Comuni non devono temere. Siamo l’unico Paese ad avere già ottenuto il pagamento della quarta rata e abbiamo già presentato la richiesta di pagamento della quinta rata del Pnrr. Continuiamo ad operare per la completa attuazione del Piano, guardando al futuro del sistema Italia con la messa a terra di riforme e investimenti che produrranno benefici concreti per i cittadini, per le imprese e per tutto il comparto della pubblica amministrazione. Comuni compresi».

Nell’ultimo contratto per i dirigenti locali è stato inserito un premio per chi centra gli obiettivi del Pnrr. Nella direttiva che avvia i nuovi negoziati per i rinnovi, c’è invece una penalizzazione per i dirigenti che non pagano in tempo le fatture. La linea è quella del bastone e della carota?

«Questa metafora non mi piace, penso piuttosto a una questione di responsabilità. La circolare della Ragioneria generale dello Stato e del Dipartimento della Funzione Pubblica è molto chiara. Sui pagamenti dei fornitori serve un cambio di passo per rimediare ai ritardi del settore pubblico nel saldare le fatture, che sono costati all’Italia ben due procedure di infrazione, per centrare un obiettivo fondamentale del Pnrr, per ribadire attenzione al nostro sistema impresa».

Un’ultima domanda. Nella direttiva madre per il rinnovo dei contratti, per i quali sono disponibili quasi 10 miliardi di euro, è scritto che una parte “cospicua” dei fondi dovrà essere destinata al salario di produttività. Quanto dovrebbe pesare secondo lei, in prospettiva, questa componente?

«La grande sfida dei prossimi mesi è quella di introdurre in maniera significativa il valore del merito nella pubblica amministrazione. Continuare con la logica degli aumenti a pioggia è impensabile, per questo ho emanato una direttiva sulla performance con la quale introduco un concetto, che ritengo irrinunciabile, di premio del merito. La direttiva madre per il rinnovo dei contratti segue la stessa logica: premiare i dipendenti per le loro performance non solo vuol dire gratificarli con il salario accessorio, significa anche creare una sorta di corsia preferenziale nelle progressioni economiche con gli scatti di stipendio che fino ad ora, invece, hanno premiato più l’anzianità che il merito. Tutto questo ci aiuterà anche a lavorare in termini di attrattività della nostra amministrazione verso le nuove generazioni».

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