Dall'IRPEF lo Stato incassa circa 194 miliardi di euro, a fronte di incassi complessivi di circa 482 miliardi di euro, secondo i dati 2018, ma secondo Ruffini osservando la distribuzione di questa tassa è troppo schiacciata verso il basso, con un reddito dichiarato dalla metà dei contribuenti non superiore a 16.795 euro e con solo lo 0,1% che dichiara più di 300.000. Secondo quanto riferito dal direttore dell'Agenzia delle Entrate, dei circa 41,4 milioni di contribuenti IRPEF, l'84,1% detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione, mentre solo il 6,3% ha un reddito prevalente da attività d'impresa o di lavoro autonomo.
Per superare il sistema delle detrazioni per tipo di lavoro, componenti familiari e assegni familiari, Ruffini propone di introdurre "un reddito minimo esente" dalla tassazione e riconosciuto "a tutte le famiglie", ma "variabile in base alla composizione della stessa famiglia". È inoltre "essenziale razionalizzare le forme di tax expenditures", in quanti "rappresentano una criticità nel nostro sistema da sempre", ha detto Ruffini, citando Ezio Vanoni che già nel 1949 stigmatizzò l'incessante dilagare delle agevolazioni fiscali rilevando che "una esenzione in questo beato paese (...) non si rifiuti a nessuno".
Per Ruffini, dall'IRPEF determinata con l'aliquota continua, "in linea teorica, si potrebbero comunque continuare a sottrarre le detrazioni per spese, oneri e per carichi di famiglia". "In alternativa - ha proseguito - la previsione del sistema ad aliquota continua potrebbe essere accompagnata dall'introduzione di un tetto massimo di detraibilità, dalla sostituzione delle detrazioni per figli a carico e assegni familiari con l'assegno universale e dall'abolizione della cedolare secca sui redditi immobiliari, del regime forfetario e della detassazione dei premi di produttività".
"Una flat tax potrebbe essere una soluzione di estrema trasparenza e semplicità se abbracciasse tutti i redditi su una base imponibile il più possibile ampia e riconducesse gran parte delle deduzioni, detrazioni, crediti e bonus a un solo minimo esente" mentre ora l'applicazione su poche categorie "finisce per segmentare" il sistema con l'ulteriore rischio "di violare il principio economico di equità orizzontale e quello costituzionale di eguaglianza", ha spiegato il direttore dell'Agenzia delle Entrate.
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