Questa cifra - spiega Perciballi -si sarebbe accumulata nel corso di anni di errori dell'Inps a discapito dell'anziano pensionato che, credendo si trattasse dell' importo corretto della sua pensione, utilizzava le somme ( comunque minime) per il soddisfacimento dei suoi bisogni primari come fare la spesa, pagare bollette e acquistare farmaci. La sentenza richiama i principi espressi dalla Cassazione in una pronuncia del 2018. Deve, quindi, escludersi che il pagamento sia addebitabile ad una condotta fraudolenta o in malafede del pensionato trattandosi di errore imputabile esclusivamente all'istituto e conseguentemente di indebito sanabile. Nulla pertanto deve restituire il ricorrente all' Inps", conclude il Movimento dei Consumatori che inviata "i pensionati a controllare sempre se ci sono trattenute sulla pensione e a verificarne la legittimità perché, come ha deciso il tribunale di Roma, spesso sono soldi non dovuti".
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