Gas, Luca Schieppati: «Più metano azero dal Tap per il taglio delle bollette»

Il numero uno del gasdotto: «Fino a 3,5 miliardi di metri cubi di dote extra»

Gas, Schieppati: «Più metano azero dal Tap per il taglio delle bollette»
di Roberta Amoruso
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Lunedì 18 Luglio 2022, 00:41 - Ultimo aggiornamento: 01:12

I flussi di gas dalla Russia rallentano ma non sono ancora a zero. Luca Schieppati, managing director di Tap, il gasdotto che nel 2021 ha trasportato oltre 7 miliardi di metri cubi di gas azero in Puglia, il prossimo inverno sarà difficile coprire i consumi in caso di stop totale da Mosca. L’Algeria farà un ulteriore sforzo per limitare i razionamenti, anche voi e l’Azerbaijan ci state pensando?
«Stiamo già facendo di più anche grazie alle aste a breve termine. Abbiamo massimizzato i flussi di ingresso garantendo capacità per 2,5 miliardi aggiuntivi per quest’anno. Manterremo l’impegno, ma stiamo anche cercando di capire se è possibile fare un ulteriore sforzo con il corridoio meridionale».

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Quanto in più?
«Lo capiremo nelle prossime settimane, ma potrebbe trattarsi di rendere disponibile capacità per un altro miliardo di metri cubi su base annua».

Luca Schieppati


Anche questo però non basta per sottrarci ai ricatti di Putin. Cosa serve per potenziare la capacità del gasdotto?
«Senza alcuna modifica del tubo si può far crescere la capacità, magari in due step, fino a trasportare oltre 20 miliardi di metri cubi, considerate anche le consegne in Grecia e Bulgaria. È previsto un market test, già avviato, che segue le regole europee e il punto di partenza di questo processo complesso a cui partecipano gli operatori interconnessi è la richiesta di capacità aggiuntiva a lungo termine degli operatori.

Un passaggio fissato nella fase vincolante di metà novembre e, presumibilmente di luglio 2023. Già quest’autunno potrebbero essere richiesti tra 1 e 2 miliardi di metri cubi di espansione, in 3-5 anni».


Quali ostacoli ci sono visto che il Tap ha già conosciuto pesanti opposizioni soprattutto in Italia?
«La situazione attuale rende le condizioni particolarmente favorevoli all’espansione. Le cose sono molto diverse rispetto ai tempi dell’avvio del Tap. Quindi puntiamo a chiudere in qualche mese un processo per il quale ai tempi della prima fase del progetto ci sono voluti anni. Per la prima espansione potrebbero bastare tecnicamente anche 3 anni, con la possibilità di raggiungere il raddoppio nel 2027. Dobbiamo aumentare la potenza di compressione del gas».

 


Mi spieghi bene, non dobbiamo temere movimenti no-Tap?
«Dovremmo potenziare le due centrali di compressione esistenti, una al confine greco-turco e l’altra in Albania di fronte all’Adriatico e averne due nuove, in Grecia e Albania».


E in Italia nessun intervento?
«Sarà necessario intervenire a Melendugno quando sarà operativo il raddoppio, per installare delle nuove linee di regolazione e misurazione. Un intervento molto semplice e interno all’impianto. Ma perché l’espansione vada a buon fine, inclusa la stipula dei contratti per la commercializzazione del gas, ci vuole un grande e tempestivo coordinamento tra Paesi, istituzioni e operatori».


Certo, l’instabilità politica del nostro Paese non aiuta.
«Finora abbiamo avuto pieno sostegno. E mi sembra che ci sia la piena consapevolezza di garantire la continuità degli interventi. Serve però stringere al massimo i tempi».


Anche perché l’Italia si gioca il nuovo ruolo di hub Ue nel Mediterraneo grazie al Tap.
«L’Italia ha la grande opportunità di diventare un Paese esportatore, oltre a poter gestire la diversificazione delle fonti. Ma c’è un altro aspetto molto importante: il contributo del Tap nel fornire la dote di liquidità necessaria al mercato per riequilibrare i prezzi, tra il riferimento del Ttf di Amsterdam e il Psv (Punto di scambio virtuale) italiano, storicamente ben più alto. Paesi come Belgio e Olanda godono di prezzi decisamente migliori».


Quindi il Tap potenziato può calmierare le bollette. Ma crede davvero che l’Italia possa essere il nuovo riferimento di mercato anche per i prezzi?
«Le condizioni ci sono».


E il colpo alla decarbonizzazione?
«Assolutamente no. Il contributo cruciale nel breve e medio termine alla diversificazione e alla sicurezza energetica è nel solco della rotta verso gli obiettivi di neutralità carbonica. Penso a quanto sarà incrementata la connettività con energia più sostenibile di una regione, l’Ue, ancora molto dipendente dal carbone. Senza contare che il gas naturale resta il miglior partner per le energie rinnovabili, considerata la loro intermittenza. Infine da gasdotti come il Tap passerà il futuro, quando si arriverà al trasporto dell’idrogeno e dei gas rinnovabili».

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