Fisco, in arrivo 3 milioni di avvisi bonari: l'obiettivo delle lettere è incassare tre miliardi

Dichiarazione precompilata per 4,1 milioni di cittadini

Fisco, in arrivo 3 milioni di avvisi bonari: l'obiettivo delle lettere è incassare tre miliardi
di Andrea Bassi
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Domenica 20 Agosto 2023, 22:47 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 00:07

È quasi un anticipo della riforma fiscale. Un primo passo per cambiare i rapporti tra l’amministrazione fiscale e i contribuenti, rendendoli più “collaborativi” anche se, come ha spiegato ieri il direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, il Fisco non sarà «mai amico», ma un interlocutore «equo». In che modo? Puntando, per esempio, in maniera decisa sulle lettere di “compliance”, gli avvisi bonari che il fisco invia ai cittadini e alle imprese per informarli di errori nelle dichiarazioni presentate e per invitarli a mettersi in regola, prima che parta l’accertamento vero e proprio con il bagaglio di sanzioni e interessi. Il Fisco invierà nei prossimi due anni ben tre milioni di lettere l’anno, e conta di incassare in questo modo sei miliardi di euro in tutto (tre miliardi ogni dodici mesi). Si supererà, insomma, persino l’obiettivo che era stato affidato all’Italia con il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che avevano fissato in 2,5 milioni le lettere da inviare con un gettito di 2,45 miliardi. La novità è contenuta nella convenzione triennale firmata dal vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, con il direttore dell’Agenzia delle entrate Ruffini. E non è l’unica. In tutto il documento emerge la volontà di fare in modo che la mano del Fisco sia tesa verso quella dei contribuenti. Anche anticipando alcuni aspetti della riforma fiscale, come per esempio l’impegno dell’Agenzia ad un confronto preventivo con imprese e cittadini, già nella fase di istruttoria, prima di definire l’atto di accertamento con le eventuali contestazioni. 

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IL METODO

E soprattutto c’è l’intenzione di usare in modo sempre più mirato i dati che il Fisco ha a disposizione.

Per esempio potenziando lo strumento della dichiarazione precompilata. Il prossimo anno l’Agenzia delle Entrate punta a fare in modo che oltre 4 milioni di cittadini (4,1 per l’esattezza), presentino in piena autonomia la propria dichiarazione utilizzando il modello fornito dal Fisco. Ma l’obiettivo finale è ancora più ambizioso ed è dichiarato all’interno dello stesso accordo tra il ministero dell’Economia e l’Agenzia: arrivare a fare in modo che presentare la dichiarazione dei redditi non serva più. «La dichiarazione precompilata», si legge nel documento sottoscritto da Leo e Ruffini, « rimane lo strumento di maggiore efficacia che l’Agenzia ha messo a disposizione dei contribuenti. Continuerà a essere oggetto di costanti miglioramenti ed estensioni», si legge ancora, «in un percorso di progressiva dematerializzazione dei modelli di dichiarazione, teso a raggiungere l’obiettivo di far venir meno la necessità stessa di presentarla, consentendo in futuro al cittadino di limitarsi a verificare i dati raccolti dall’Agenzia». Questa sì che sarebbe una rivoluzione. Dalle centinaia di pagine di istruzioni per compilare il modello 730 alla sua completa abolizione. 

Anche sul versante delle imprese si spingerà molto sulla collaborazione. Soprattutto quella con le grandi imprese, anche in un’ottica di attrazione degli investimenti dall’estero. Nel 2024 si punta a far aderire al regime di adempimento collaborativo con l’Agenzia delle Entrate il 15 per cento delle grandi imprese, mettendo sotto “controllo” 20 miliardi di euro di base imponibile. Questo non significa che i controlli saranno di meno. Sranno focalizzati su alcuni contribuenti e su operazioni specifiche. Come per esempio lo sconto in fattura dei crediti derivanti dai bonus edilizi. L’obiettivo indicato nella convenzione tra il ministero e l’Agenzia delle Entrate, è quella di «disconoscerne» per almeno 1,2 miliardi nel 2024 e 1,4 miliardi nel 2025. 

IL PASSAGGIO

Ma c’è un punto, forse, che più di tutti è esemplificativo del cambiamento in atto nei rapporti tra il Fisco ed i contribuenti. Si tratta del sistema di incentivazione dei funzionari dell’Agenzia. Gli obiettivi cioè, che vengono assegnati per pagare i premi. All’adempimento spontaneo sono stati riservati 16 milioni di euro del monte degli incentivi, in pratica il 20 per cento del totale, contro i poco più di 17 milioni del contrasto all’evasione con i vecchi strumenti (il 21 per cento del totale). Ma soprattutto non sembra più esserci una relazione diretta con il gettito recuperato dall’Agenzia che negli anni scorsi aveva sollevato più di una polemica. 

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