Berlusconi testamento, Gruppo Fininvest a prova di scalata: Mediaset punta all'Europa

La nuova Fininvest potrà riprendersi lo spazio in Mediolanum e lanciare MFE

Berlusconi testamento, Gruppo Fininvest a prova di scalata: Mediaset punta all'Europa
di Rosario Dimito
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Venerdì 7 Luglio 2023, 06:52

La nuova Fininvest a trazione Marina e Pier Silvio Berlusconi può proiettarsi in Europa tramite l'avamposto tedesco di ProsiebenSat1. In Italia, invece, con la scomparsa del fondatore del gruppo Silvio, potrà recuperare per intero la governance in Mediolanum dove era stata inibita nel 2014 mentre Mondadori proseguirà il consolidamento nei libri. Ma il debutto del nuovo assetto del gruppo blindato con la maggioranza azionaria al primo ramo, è incappato in un giovedì nero delle Borse europee.

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RAPPORTI DI FORZA

I principali indici del Vecchio Continente hanno segnato le peggiori flessioni delle ultime settimane, guidati dal Cac 40 di Parigi (- 3,13%), Dax di Francoforte (- 2,57%), e Milano. L'indice Ftse Mib ha registrato un calo del 2,53% che ha risucchiato i titoli di casa Fininvest: MFE-Mediaset è scesa del 2,68% a 0,70 euro, Mediolanum - 2,6% a 7,87 euro, Mondadori - 2,56% a 2,09 euro. Sulla discesa delle quotazioni delle tre quotate della famiglia Berlusconi a livelli superiori alla media del listino italiano, ha influito anche il nuovo assetto di controllo emerso ieri, con la disclosure del testamento di Silvio Berlusconi che ha messo sotto sigillo il 53% del gruppo di via Paleocapa confermando, anche dal punto di vista azionario, la leadership di Marina e Pier Silvio, nel segno della stabilità e continuità.

Nel primo dei tre testamenti, Berlusconi aveva deciso sin dal 2006 che il 60% del suo impero andasse a Marina e Pier Silvio, attraverso la ripartizione della legittima fra i cinque e l'attribuzione della disponibile in parti uguali ai due grandi. Già oggi Marina presiede Fininvest (dal 2006) e Mondadori, Pier Silvio è vicepresidente di MFE-Mediaset ma la speculazione scommetteva probabilmente su un assetto dove il testamento avesse creato rapporti di forza simili a un governo di coalizione, con il primo ramo sotto il 50% e, approfittare del minor attaccamento al core business da parte del secondo ramo: si è sempre sussurrato che, in presenza di un'offerta irrinunciabile su Cologno Monzese, i tre fratelli sarebbero stati tentati dall'accettare. Al contrario dei due grandi (specie Marina) che negli ultimi 25 anni, difronte alle tre offerte fatte da Rupert Murdoch a Silvio, tra fine anni 90 e primi del 2000, avrebbero convinto il padre a rifiutare.
«MFE non è in vendita», ha detto martedì scorso Pier Silvio, a margine della presentazione dei palinsesti Mediaset.

Adesso ancora meno e la nuova Fininvest può proiettarsi verso un futuro di crescita. Va detto subito a scanso di equivoci che sul piano organizzativo e della governance non ci sarà da fare nessun ritocco per scongiurare colpi di mano: lo statuto di Fininvest non prevede maggioranze qualificate nella governance. All'articolo 21 si fa riferimento agli articoli 2368 e 2369 del codice civile, secondo cui le delibere vengono assunte sempre con la maggioranza assoluta, anche in sede straordinaria. Quindi non si pone il problema di quorum speciali o minoranze di blocco, come suggerivano indiscrezioni interessate.


La nuova Fininvest sosterrà le strategie di crescita di MFE che controlla e gestisce al 50%, Mondadori (53%) e riprendersi tutti i poteri connessi al 30% in Mediolanum, con il pallino tutto nelle mani di Massimo Doris.
La scomparsa di Silvio, infatti, fa decadere tutti i divieti che erano stati posti a Fininvest nel 2014 in conseguenza della condanna per evasione fiscale del capostipite e la perdita del fit and proper. Bce congelò i diritti di voto sul 20,1% nella banca fondata da Ennio Doris, con il supporto di Berlusconi, lasciando libero soltanto il 9,9%. E da allora il contenzioso con Francoforte e Bankitalia è andato avanti attraverso carte bollate e ricorsi ai vari organi giurisdizionali italiani ed europei con lo stop della Corte di giustizia confermato a maggio 2022. In conseguenza del congelamento del pacchetto, è stata preclusa a Fininvest la possibilità di partecipare alla governance: Luigi Berlusconi che sedeva nel consiglio Mediolanum, fu costretto a lasciare. Adesso cambia tutto su questo fronte e la holding avrà pieno titolo per esercitare i suoi diritti da azionista di minoranza. L'attuale board di Mediolanum scadrà nel 2024 e in quell'occasione Fininvest potrà riavere il diritto di nominare qualche consigliere partecipando attivamente alla gestione che finora comunque ha dato i suoi frutti.

DAI LIBRI ALLA FRANCIA

In Italia quindi risolto il nodo Mediolanum, Mondadori che di recente ha rivisto al rialzo le guidance potrà accelerare sul consolidamento nei libri, dopo aver abbandonato i periodici con la vendita di Grazia e Icon a Reworld Media, conglomerato media francese. GLi rimangono Chi e Tv Sorrisi e Canzoni. Nei libri ha da poco acquistato il 51% dei fumetti di Star Comix per 4,5 milioni e sembra che nella pipeline ci sia qualche altro colpo.
All'estero, il gruppo punta tutto su MFE che ha grossi progetti da coltivare per creare il polo pan-europeo attraverso ProsiebenSat1, il secondo gruppo tv tedesco di cui detiene il 29,7% e, da pochi giorni, è presente, per la prima volta nella stanza dei bottoni con due rappresentanti. Da parte dei vertici tedeschi sono arrivate grandi aperture verso MFE che spinge per omogeneizzare le strategie concentrandole sulla pay tv. E la società bavarese sarà il trampolino di lancio per l'espansione: obiettivo sempre la Francia dove, abortita l'alleanza con Vivendi, e sfumata l'acquisizione di Tf1 a settembre 2022, potrebbe presentarsi altra opportunità.
 

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