Il governo frena sulla crescita anche nel 2017 il Pil sotto l'1%

Il governo frena sulla crescita anche nel 2017 il Pil sotto l'1%
di Andrea Bassi
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Sabato 24 Settembre 2016, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 00:14

ROMA Il nuovo Documento di economia e finanza sarà approvato dal governo molto probabilmente lunedì. Tutto è praticamente pronto. Ma per il via libera sarà necessario attendere la «validazione» delle stime da parte dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio. È un atto dovuto, senza il quale la nota di aggiornamento non può essere approvata. L'organismo guidato da Giuseppe Pisauro ha espresso dei rilievi sul quadro «tendenziale», quello che indica quale sarebbe l'andamento del Pil di quest'anno e del prossimo anno, a bocce ferme, senza cioè nessun intervento da parte del governo. Per il 2016 Palazzo Chigi e Tesoro puntavano a indicare una crescita vicina all'1%, attorno allo 0,9%. Ieri Pier Carlo Padoan si è detto ottimista, ma è possibile che l'asticella, dopo il confronto con l'Ufficio parlamentare di bilancio, debba essere portata ancora più giù, attorno allo 0,7%-0,8%. La parte alta della forchetta è la stessa indicata dall'Ocse nelle sue previsioni di due giorni fa. Quella bassa è invece quella considerata come più probabile dal Centro Studi di Confindustria.

Lo 0,7% del Pil è un dato già acquisito per il 2016. Il punto è che molti previsori ritengono che l'economia si sia fermata, e dunque potrebbe non crescere più negli ultimi due trimestri dell'anno. Ma il vero punto centrale non è tanto la stima del Pil del 2016, piuttosto quella del 2017. E anche in questo caso le notizie non sono buone. Ad aprile il governo aveva stimato che il prossimo anno l'economia sarebbe cresciuta dell'1,4%. Da settimane Palazzo Chigi e Tesoro avevano messo in conto di dover correggere anche questo dato, ma pensavano di poter stare comunque sopra o attorno all'1%. Il quadro tendenziale, quello che non tiene conto della prossima manovra di bilancio, molto probabilmente conterrà un valore inferiore alla soglia psicologica dell'1%. Èpossibile che la stima possa fermarsi ad uno 0,7-0,8%, anche in questo caso in linea con quanto dice l'Ocse. Che appare anche ottimista rispetto ad altri centri di analisi. Secondo Confindustria il prossimo anno il Pil non andrà oltre lo 0,5%. Ma c'è anche chi dice che farà ancora peggio, come Ihs Global Insight (0,4%) o Citigroup (0,3%). Se il quadro tendenziale è questo, il punto è capire quanto espansive saranno le misure che il governo metterà in campo e che si ripercuoteranno sul «quadro programmatico». Le riforme e gli incentivi inseriti nella prossima legge di Stabilità potrebbero far aumentare il prodotto fino all'1-1,2%. Comunque sia, la manovra partirà in salita. Il deficit per il 2016 dovrebbe salire al 2,5%, e quello per il 2017 inizialmente stimato all'1,8% (già comprensivo di quasi 7 miliardi di flessibilità per bloccare l'aumento dell'Iva previsto per il prossimo anno), dovrà essere rivisto al rialzo. L'intenzione del governo sarebbe quella di tenerlo allo stesso livello di quest'anno, quindi attorno al 2,5%. Fuori dal deficit, poi, il governo vorrebbe tenere 7-8 miliardi di spese di ricostruzione e per i migranti. Ieri, in realtà, parlando al Tg1, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha voluto sottolineare due concetti. Il primo è che nel 2014 l'Italia è uscita prima dalla recessione grazie alle misure del governo. Il secondo è che non è intenzionato a chiedere nessuna flessibilità all'Ue, ma ha intenzione di usare al meglio le poche risorse che ci sono per sostenere gli investimenti.

LE IPOTESI
Si vedrà. Ma anche ipotizzando che Bruxelles consenta di portare il deficit fino al 2,5% il prossimo anno, gli spazi non saranno infiniti. Insieme a quanto già concesso, la stampella europea potrebbe bastare probabilmente solo ad azzerare l'aumento dell'Iva, che vale in tutto 15 miliardi, sette dei quali già coperti con la flessibilità ottenuta un anno fa. Il nuovo spazio sarebbe dunque tra i 7 e gli 8 miliardi. Tutte le altre misure, dalle pensioni, al rinnovo dei contratti, fino all'ecobonus e ai superammortamenti, dovranno essere finanziati con altre risorse. In pista c'è una spending review da 3-3,5 miliardi di euro, soprattutto basata sulle spese della sanità. E il fondo sanitario potrebbe nuovamente essere congelato, bloccando o riducendo l'aumento di 2, miliardi previsto per il prossimo anno. Un punto che vede contraria il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ieri ha detto che ormai fare tagli alla sanità «è impossibile». C'è poi la nuova voluntary disclosure, la riapertura della regolarizzazione dei capitali esportati illecitamente all'estero, oltre ad alcune misure sui giochi.