La moda come modello di integrazione: una storia di emancipazione firmata Gruppo Prada e Unfpa

Corso di formazione, tra tecnica sartoriale e diritti, per 30 artigiane del Querétaro, in Messico. Il progetto è nato dalla collaborazione tra il gruppo della moda e l'agenzia Onu

Nella foto UNFPA un momento del progetto in Messico
di Claudia Guasco
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Marzo 2024, 14:39 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 14:35

Donne consapevoli, autonome, libere di scegliere il proprio futuro.

Tutte hanno un potenziale, che va riconosciuto socialmente e valorizzato. Principi condivisi, ma affinché divengano realtà servono progetti. Come quelli nati dalla collaborazione tra il Gruppo Prada e Unfpa, l’agenzia delle Nazioni Unite la cui missione è creare un mondo nel quale il potenziale di ogni donna sia realizzato, ogni gravidanza desiderata e ogni parto sicuro. «Abbiamo identificato la moda come campo d’azione e confrontandoci con Lorenzo Bertelli, a capo della divisione per la responsabilità sociale d’impresa del gruppo Prada, abbiamo capito che è la strada giusta: la moda è un veicolo importante per dare forza a donne e ragazze vulnerabili», racconta Mariarosa Cutillo, Chief of Strategic partnerships dell’agenzia dell’Onu. Il principio, spiega, è «non escludere nessuno, impegnarci per fare in modo che i nostri programmi arrivino a tutti».

LA COMUNITÀ

Così è stato in Africa e ora avviene in Messico, grazie al piano di formazione «Fashion expressions: the stories she wears». Ogni donna indossa la sua storia, quando le narrazioni si intrecciano diventano espressione della moda. Il cui potere dà forma a un progetto per promuovere l’emancipazione femminile, la salute sessuale e quella riproduttiva coinvolgendo 30 artigiane dello Stato di Querétaro. Una piccola comunità variegata, la più giovane ha 18 anni e la maggiore 50, accomunata dall’esperienza nella tessitura e nel ricamo, selezionata per migliorare le competenze tecniche, apprendere conoscenze finanziarie e di marketing. Il corso di formazione è partito a settembre con un impegno di sei mesi, scandito da opportunità di collaborazione con aziende locali e supervisionato da professionisti del settore. Per le donne coinvolte significa poter guardare a un nuovo, più ampio orizzonte. Perché sono madri artigiane che lavorano in piccoli laboratori a gestione casalinga, di solito con l’aiuto dei figli, e contribuiscono al bilancio famigliare vendendo tessuti e ricami nei mercati. Grazie alle competenze acquisite e alla rete locale di Nest, organizzazione no-profit che promuove la parità di genere e l’inclusione economica degli artigiani, diventeranno piccole imprenditrici, avranno maggiore indipendenza economica e acquisiranno una più profonda comprensione dei propri diritti, anche sul loro corpo.

Mariarosa Cutillo, Chief of Strategic partnerships dell’agenzia dell’Onu UNFPA

«Questa iniziativa consente alle donne di non disperdere il Dna culturale del loro artigianato e di entrare in circuiti più ampi», spiega Mariarosa Cutillo. Felice poiché i risultati del progetto sono già evidenti. «Le stelle si stanno allineando - riflette - Le donne si sentono meno timide, più sicure di sé. Un aspetto importante che sta emergendo è il forte supporto di chi sta intorno a loro, il progetto lancia infatti un messaggio di coesione e fornisce un nuovo modello sociale. Avrà un impatto rivoluzionario anche sugli uomini». Il primo passo è avvenuto nel 2021, con la formazione di 43 partecipanti in Ghana e Kenya, facilitando tirocini e opportunità di impiego in aziende locali. In questo caso si trattava di donne con storie dolorose alle spalle, di violenza e matrimoni precoci. «Per loro è iniziato un viaggio di rinascita. Si sono affrancate socialmente e finanziariamente, sono uscite dal cono d’ombra della vulnerabilità e dell’abbandono. Adesso lavorano, molte hanno avviato un loro business», è il bilancio della responsabile Unfpa. Per il Gruppo Prada è la conferma che l’impegno in termini di equità e inclusione, rafforzato tre anni fa con cospicui investimenti in formazione e promozione dei talenti, dà buoni frutti. Come rimarca Lorenzo Bertelli: «La partnership con Unfpa testimonia il potere della moda, unita all’educazione, di generare cambiamento ed emancipazione, grazie anche alle naturali abilità delle partecipanti.

Il nostro obiettivo è supportare queste donne e dare loro speranza per un futuro migliore, mentre continuiamo a lavorare per costruire una società più inclusiva».

GLI OBIETTIVI

La missione in Messico e le due in Africa sono state precedute da un paziente avvicinamento per conquistare la fiducia delle realtà locali, «senza l’appoggio dei vertici delle comunità non si sarebbero mai concretizzate: noi teniamo uniti tutti, anche i ragazzi e gli uomini, con un’opera di sensibilizzazione». La strada è lunga, l’ultimo rapporto Unfpa rileva che a metà delle donne del mondo non viene riconosciuto il diritto all’integrità e a decidere del proprio corpo. In media, le donne hanno il 75% dei diritti rispetto agli uomini e sette su dieci degli schiavi moderni - costretti al lavoro forzato o sottomessi dal giogo dei debiti - rappresentano l’universo femminile. In venti Paesi sono in vigore norme che permettono a un uomo di evitare una condanna se sposa la vittima che ha stuprato e 43 non prevedono nessuna legge contro la violenza sessuale all’interno del matrimonio. «Si parla molto di uguaglianza di genere, ebbene facciamo in modo che non riguardi solo le donne con posizioni di leadership», esorta Cutillo. «L’azione deve partire dal basso. E c’è ancora molto da fare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA