«Come ci ha spesso ricordato il Presidente Mattarella, il livello di civiltà di una società e di uno Stato dipende anche dalla capacità effettiva di assicurare alle persone con disabilità inclusione, pari opportunità, diritti e partecipazione alla vita sociale ed economica. Non solo la salute e la disabilità; nel terzo millennio anche il genere contribuisce ancora ad alimentare le disuguaglianze». Lo ha sottolineato la rettrice dell'Università di Roma, La Sapienza, Antonella Polimeni, inaugurando il nuovo anno accademico alla presenza dei presidenti di Senato e Camera e di molti ministri del nuovo governo Draghi.
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Polimeni ha parlato della «Quarta missione» dell'università, un impegno volto cioè a contrastare le disuguaglianze acuite ulteriormente dalla pandemia di Covid e ha incluso nel suo discorso la questione di genere. «I dati - ha spiegato Polimeni - confermano inequivocabilmente l'esistenza del gender gap. Il tasso di occupazione è pari a 66,6% per gli uomini e a 48,4% per le donne. Queste ultime lavorano in media 8 ore in meno degli uomini alla settimana, con conseguenze negative sui differenziali salariali e sul gender gap nel mercato del lavoro. Dunque, il gender gap, quella che il Nobel Amartya Sen ha chiamato la questione delle donne sparite, delle donne che ancora non contano, è una questione politica globale la cui incidenza sulla crescita e sul cambiamento sociale risulta decisiva. Non bisogna poi cadere nell'errore di trattare queste diseguaglianze come fossero temi separati; esse infatti interagiscono, potenziandosi l'una con l'altra. Così, ad esempio, numerosi studi hanno individuato da tempo l'esistenza di una relazione inversa tra condizione socio-economica e salute».
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