Arabia Saudita, il caso orribile di Loujan, da 900 giorni in cella per avere guidato un'auto

Arabia Saudita, il caso orribile di Loujan, da 900 giorni in cella per avere guidato un'auto
di Franca Giansoldati
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Lunedì 30 Novembre 2020, 11:47 - Ultimo aggiornamento: 18:05

Una giovane donna saudita è ancora in carcere, torturata e in attesa di processo da oltre 900 giorni. E' l'altro volto dell'Arabia Saudita che nega alle donne aperture e parità, nonostante le piccole concessioni di facciata del principe Bin Salman. Il calvario di Loujain è iniziato quando ha voluto sfidare il regime della monarchia più oscurantista di tutto il Golfo e guidare da sola un'automobile, cosa vietata fino all'anno scorso. Tanto è bastato per essere prelevata e portata in carcere dove, secondo quanto hanno sostenuto diverse ong che si occupano di diritti umani, Loujan è stata anche torturata.

Loujan compie 31 anni in cella, torturata nelle carceri saudite: fu la prima donna ad avere guidato un'auto

L'ultima notizie sulla sua emblematica vicenda giudiziaria finita sotto la lente dell'opinione pubblica mondiale è la decisione delle autorità saudite di spostare il processo di Loujain al-Hathloul in un tribunale speciale che si occupa solo di casi di terrorismo, una mossa che nasconde maldestramente il tentativo di mettere la museruola al dissenso.

La giovane l'ultima volta che è apparsa in tribunale è apparsa debole e malata, il suo corpo tremava e la sua voce era ridotta a un filo. Assieme a lei, in aula, c'erano altre tre donne arrestate nel 2018.

«Siamo molto preoccupati per la decisione di trasferire il caso in un tribunale che si occupa di terrorismo. Non è il luogo adatto per processare attivisti pacifici per i diritti umani come Loujain al-Hathloul, la cui unica colpa è di avere chiesto un cambiamento e una riforma» ha detto Hashem Hashem, attivista regionale di Amnesty International al Guardian.

Alla fine di ottobre la ragazza aveva iniziato lo sciopero della fame per protesta, ma dopo due settimane le guardie carcerarie hanno iniziato a svegliarla ogni due ore, per diverse settimane e lei sfinita e senza più alcuna energia per la privazione del sonno ha dovuto smettere.

Il processo di Hathloul è stato già ritardato in precedenza, e Lina ha detto che la famiglia è frustrata dai continui rinvii, sottolineando che il giudice che presiedeva il caso si era occupato del caso per un anno e otto mesi prima di annunciare di non avere giurisdizione.

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