Girano i piatti, s'illuminano i pc e le dita viaggiano veloci. Sempre più delicate come quelle di una donna. Il fenomeno delle dj esplode sugli stage internazionali, tra neonate dee italiane e non. Una scuola che tinge di rosa i dancefloor. E tra le regine più talentuose c'è Adiel, leva del panorama tribal-techno. Un mondo che ha conosciuto il gender gap ma ha cercato di appianarlo con la generazione di nuove dj che, con merito, vivono la nightlife in prima linea. Sono sempre di più. Grandi capacità creative alla conquista di luoghi prestigiosi e così, alla voce "fenomeno", leggi nomi come Deborah De Luca (classe 1980, due milioni e mezzo di follower su Instagram, da Scampia alla conquista del mondo), Anfisa Letyago (33 anni, la giovane dj siberiana cresciuta a Napoli con 1,2 milioni di follower). Ma anche la russa Nina Kraviz e la belga Amelie Lens (con un seguito di due milioni di persone) e, avanti a tutte, c'è Charlotte de Witte, belga anche lei, con 2,7 milioni di follower. E l'Olimpo della elettro-techno si macchia di rosa, intenso, come il più bello dei tramonti sulle "Isla" proibite del mondo, dove il tempo batte a ritmo di vibrazioni.
GLI EVENTI
Ma nell'epoca digitale i tempi maturano in fretta e forse oggi maturi lo sono per davvero, come dimostrano gli eventi a Spazio900, tempio di genere in cui il direttore artistico Gianluca Neon annovera queen delle console mondiali, tra gli ospiti più attesi delle sue stagioni. Così quei piccoli divari si livellano per spettacoli che generano introiti e viralità a suon di miliardi di click. È il caso di Adiel, al secolo Alessia Di Livio, romana, classe 1991, figlia del calciatore Angelo "soldatino" Di Livio, beniamino delle curve juventine. Cresciuta al Goa ha spiccato il volo oltreoceano, poi nel belga Tomorrowland, festival-faro nel sistema, ed oggi è tra le più performanti del berlinese Berghain, suonando per otto ore di fila. Ma la sua storia parte da lontano e dal basso, flyer alla mano e sogni di domani in tasca. «Ho iniziato al Goa da pr», racconta Adiel. «Partita distribuendo volantini, ho colto l'importanza del contatto col pubblico. Osservavo dj suonare, provavo ammirazione per come controllavano la pista. Mi sono resa conto che desideravo essere il fulcro di quell'energia. Ho iniziato a coltivare la passione e sono diventata resident del club, dando il via alla mia crescita. All'epoca studiavo all'Accademia romana di Costume e Moda mentre capivo che il DJing sarebbe diventato lavoro. Così imparavo la musica, il legame col pubblico e, mentre suonavo, sentivo l'energia che passava tra me e la folla. Ho deciso d'impegnarmi e l'intuizione è stata confermata quando ho conosciuto il mio manager Alessandro Ravizza. Sono entrata in agenzia, arrivando a suonare in grandi realtà. In quel momento ho capito che quella passione poteva diventare lavoro. Il Goa continua ad ispirarmi ancora oggi».Cosa prova di fronte a grandi dancefloor? «Mi emoziona vedere il pubblico intorno al palco. Una massa che condivide stesse passioni, crea un senso di appartenenza. Si è parte di una comunità. Energia, volume e atmosfera travolgono i sensi e il mondo esterno scompare. Ci concentriamo su quello che sta accadendo e ci immergiamo nella musica. Non mi piacciono le mode. Per questo mestiere è importante restare fedeli a sé stessi».
Papà Angelo Di Livio tra i suoi primi fan. «Sono grata per sostegno e l'entusiasmo di mio padre. Da subito ha avuto fede nelle mie capacità», continua Adiel. «Dal momento in cui gli ho parlato dei miei desideri, ha capito che era la strada giusta per me, prima ancora che io potessi rendermene conto. Quando ancora sembrava una scelta insolita o incerta per il futuro».
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