Lavoro, ancora discriminazioni per età e genere: per 9 italiani su 10 l'inclusione è fondamentale

Lavoro, ancora discriminazioni per età e genere: per 9 italiani su 10 l'inclusione è fondamentale
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Martedì 4 Ottobre 2022, 17:35

Tolleranza zero nei confronti delle discriminazioni: per 9 italiani su dieci l'inclusione è un criterio importante per valutare un nuovo lavoro. Eppure età, genere e aspetto fisico continuano, in molti casi, ad essere motivo di eclusione. In Italia quattro lavoratori su dieci subiscono discriminazioni per l'età e quasi tre su dieci per il genere.

Sono alcuni dei dati emersi dall'ultima indagine di Cegos, leader internazionale nel settore Learning & Development, condotta su 4.000 dipendenti – di cui 500 italiani – e oltre 400 tra Direttori e Manager delle Risorse Umane – di cui 60 italiani – dal titolo "Diversity & Inclusion nelle aziende. La survey ha coinvolto 7 Paesi: Brasile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Portogallo e Spagna.

Il 63% dei lavoratori ha dichiarato di essere stato oggetto di discriminazione sul luogo di lavoro almeno una volta e l’82% di aver assistito ad almeno una forma di emarginazione perpetrata in primo luogo dai colleghi di pari livello, ma anche dai manager di linea.

Un dato che si ritrova principalmente, secondo i responsabili HR, in riferimento all’età (25%), alle condizioni di salute (19%), al genere (18%), all’aspetto fisico (16%), al livello scolastico e allo status sociale (16%).

I DATI

La discriminazione basata sull'età è particolarmente diffusa anche in Italia (40%), così come quella di genere (27%).  Rilevante anche identità di genere (18% vs 10% a livello globale) e situazione famigliare (17% in Italia contro l’11% su scala internazionale). Tra le forme di emarginazione subita, i dipendenti citano l’aspetto fisico (24% in generale, 27% per gli italiani), seguito da età (23%), opinioni politiche (20%) e genere (18%); tra quelle cui hanno assistito gli italiani il fattore nazionalità è al quinto posto. Dipendenti ed HR Manager concordano (con percentuali tra il 20% e il 38%) sul fatto che gli episodi di discriminazione si riscontrino principalmente in tre momenti: durante l'assunzione, in fase di promozione e di integrazione. Consapevoli di ciò, per promuovere l’inclusione 3 HR su 4 affermano di applicare politiche di non discriminazione proprio in fase di recruiting (in Italia l’85% utilizza metodi il più possibile oggettivi per valutare le competenze) e per favorirla ulteriormente ritengono utili (con percentuali tra il 74% e l’82%) anche le leve dell'organizzazione del lavoro (più flessibilità o supporto per la genitorialità o in caso di malattie croniche) e della formazione specifica sul tema sensibilizzando tutti gli stakeholder.

«La discriminazione rimane un tema aperto, nonostante i tentativi a livello normativo e la crescente sensibilità sociale – commenta Chiara Barbieri, D&I Practice Leader di Cegos Italia - I risultati mostrano quanto le organizzazioni siano influenzate dalle stesse questioni che riguardano la società nel suo complesso e quanto resistano stereotipi e pregiudizi legati alle differenze. Un impegno molto più proattivo e potente da parte del management aziendale, in particolare in termini di vera sensibilizzazione e formazione, insieme a una visione della Diversity & Inclusion come motore per la crescita e lo sviluppo dell’intera organizzazione, possono essere le chiavi per superare le discriminazioni e consentire la costruzione di culture organizzative orientate alla creazione di valore».

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