I decessi per Covid alla Rsa Madonna del Rosario, il pm indaga per tre reati

La Rsa Madonna del Rosario di Civitavecchia
di Stefano Pettinari
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Giovedì 30 Luglio 2020, 09:52
Delitto colposo contro la salute pubblica, delitto colposo di danno e lesioni personali colpose. Sono le tre ipotesi di reato su cui sta indagando la Procura della Repubblica di Civitavecchia per il caso dei contagi da coronavirus avvenuti all'interno della Residenza sanitaria assistenziale Madonna del Rosario.
Secondo il sostituto procuratore Roberto Savelli, che ha sulla sua scrivania il fascicolo nato dalla denuncia presentata da un gruppo di parenti degli ospiti della struttura di via Buonarroti, gli episodi sono riconducibili soprattutto a tre giorni, il 4 e il 5 marzo, e poi ancora il 14 aprile. In quest'ultimo giorno però l'ipotesi di reato è solo quella di delitto colposo contro la salute pubblica. Il 4 e 5 marzo, sono i giorni del primo decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quando di fatto diede inizio al lockdown e quindi, tra gli altri divieti, impedì ai parenti di poter accedere alle case di cura. I responsabili della Rsa hanno sempre affermato che proprio dalla mattina del 5 marzo, fecero rispettare la direttiva imposta dal Governo. Sta di fatto però che il pubblico ministero Savelli ipotizza i reati proprio in quei due giorni. Secondo il comitato dei parenti dei degenti, infatti, proprio il 4 ed il 5 marzo, c'erano infermieri e altro personale della struttura che non era dotato dei dispositivi di sicurezza, quali mascherine, tute, visiere, guanti e quant'altro.
E poi il 14 aprile. Quel giorno invece riguarda lo spostamento di alcuni degli ospiti della Rsa da Madonna del Rosario a un'altra struttura. Molti venero portati a Morlupo. Secondo il magistrato inquirente, dunque, anche quei trasferimenti hanno qualcosa di poco chiaro. Anche in questo caso la dirigenza di Madonna del Rosario ha sempre sostenuto che tutto sia stato fatto a regola d'arte, con il trasferimento a Morlupo dei degenti che erano risultati negativi ai tamponi del Covid 19. Diversamente invece la pensa il comitato dei parenti, che per questa indagine si è affidato all'assistenza legale dell'avvocato Norma Natali, la quale al contrario sostiene che anche in quel caso non vennero rispettate le norme anti Covid.
 
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