Civitavecchia, sulla coca sequestrata indagine a tre

I finanzieri mentre ispezionano i container arrivati da Gioia Tauro
di Stefano Pettinari
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Martedì 16 Giugno 2020, 14:52 - Ultimo aggiornamento: 14:58
Non solo la Procura di Civitavecchia, ma anche quelle di Palmi e della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. L'indagine che ha portato a scovare i 54 chili di cocaina destinati a Civitavecchia, ma sequestrati per la gran parte al porto di Gioia Tauro, ha visto un lavoro congiunto di queste tre procure, che sembra abbiano anche collaborato con le forze dell'ordine sudamericane, da dove la droga arrivava a bordo di una portacontainer. Ora il corposo fascicolo sul tavolo della pm locale Allegra Migliorini potrebbe finire su quello di un suo collega della magistratura inquirente palmese. Questo per competenza territoriale, dato che il sequestro, come detto, è stato eseguito a Gioia Tauro. Le due Procure in ogni caso continueranno ad agire di comune accordo, con la supervisione della Dda del capoluogo calabro. Già, perché come si era intuito dal primo momento, c'è il concreto sospetto che dietro questo traffico di droga ci sia la gestione da parte di un'organizzazione criminale.
Intanto, nell'ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Paola Petti, la stessa scrive che ci sono gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Simone D'Angelo e Manuele Scognamiglio, i due civitavecchiesi arrestati perché ritenuti coinvolti nel traffico di droga. Secondo gli inquirenti, erano loro che avrebbero dovuto prelevare la droga dal container refeer, una volta arrivato in banchina. La stessa gip, ha rigettato la richiesta dei legali difensori di rimettere in libertà i due addetti alla manutenzione degli stessi container, concedendogli però i domiciliari, dopo oltre 4 ore di interrogatorio durante l'udienza di convalida di venerdì. Indizi di colpevolezza che invece non sussistono per gli avvocati difensori di D'Angelo e Scognamiglio, Matteo Mormino e Francesca Maruccio. Comunque l'inchiesta non è conclusa. La Finanza, guidata dal colonnello Claudio Sciarretta, continua a lavorore cercando di capire a chi era destinata la cocaina. Di certo la polvere bianca era destinata a Civitavecchia e, a quanto pare, avrebbe dovuto essere smerciata sul litorale a nord di Roma, tra Civitavecchia e Ladispoli.
E domani sull'edizione cartacea nuove rivelazioni.
 
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