Alessandro Angeloni
Fin qui tutto bene
di

Cenerentola di Francia

Cenerentola di Francia
di Alessandro Angeloni
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Giovedì 9 Giugno 2016, 10:24 - Ultimo aggiornamento: 11:20
Ma lo sai che Montpellier non è poi così sporca, brutta e cattiva. L'ho odiata per tutta la sera precedente, ho maledetto il giorno (meglio la notte) che l'ho incontrata, ho detestato l'inutile portiere notturno dell'albergo, ho imprecato contro quei maledetti cartelli di divieto, quelle telecamere pronte a fotografare i tuoi errori (ma che ne sanno loro, le telecamere, chi sono, da dove vengo, se conosco o meno quelle vie: un flash e stanno a posto così). L'ho vista di sera e l'ho sognata in quelle poche ore di sonno che ho consumato tra me e me. Era un incubo: brutta, sporca e cattiva, qui dovrò stare almeno venti giorni, terroristi permettendo. La mattina poi, ti affacci dalla finestra dell'albergo e vedi solo una timida luce che sbatte dentro un chiosco: solo muri, a destra, davanti a sinistra. E che cacchio. Il giorno dopo di solito è sempre migliore, perché è già passato un giorno e quindi sei felice in partenza. Dovresti osservare tutto con occhi diversi e invece mi sembrava di essere ancora avvolto nell'incubo della notte precedente. Io per guardare il mondo devo scendere, come detto, la finestra non basta, anzi non serve a niente. E capisci che quella Montpellier maledetta ti sembra un'altra. Ho sbagliato festa, ho sbagliato villa: per fortuna. Il parcheggio improvvisamente ė più vicino e camminare nemmeno stanca, però fa caldo e io sudo dal primo minuto, mannaggia a me che scelgo le maniche corte quando fa freddo e le lunghe quando bisogna immergersi nell'aria bollente. La ragazza che ci ha venduto dei panini dell'anno prima con dentro carne di morto ammazzato, fortunatamente non c'era, non l'abbiamo incrociata, ma quelle "scarpe ripiene" chiamate impropriamente baguette, erano ancora lì e ti agitavano lo stomaco solo a guardarli. La città si trasforma come Cenerentola, si accende di luce, il centro storico ė pieno di gente sobria, nessuno barcolla. Montpellier si riempie di italiani, di vecchie facce conosciute. Ti sembra di stare a Roma. E forse ritorno nell'incubo. Un mio amico mi rimprovera di essere troppo pessimista, che esagero, che non sono in Vietnam. Ha ragione, il problema ė che io sono il Vietnam. Sempre in guerra con me stesso. Ma per gioco eh.
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