Il sindaco ha anche cominciato a postare sui social menu e lavagne dei ristoranti che all'estero propongono questa eresia, in realtà propinata anche ai turisti stranieri in molte località italiane. Una campagna, quella del sindaco, che ha intanto raccolto il placet dell'Ambasciata americana a Roma che su Facebook ha definito la pietanza alla stregua di una fake news. Incoraggiante che questa affermazione arrivi proprio dagli Usa dove più ampio è lo scempio legato agli spaghetti alla bolognese.
IL SERVIZIO DEL TELEGRAPH
Cari cittadini sto collezionando foto di #spaghetti alla bolognese in giro per il #mondo, a proposito di fake news. Questa arriva da #Londra. Se potete inviatemi le vostre 😉 Grazie! pic.twitter.com/3NnDfTQl0V
— Virginio Merola (@virginiomerola) 25 febbraio 2019
Quello che invece era meno pronosticabile è la una fronda interna che si è scatenata da qualche tempo sotto le due torri.
Il comitato promotore della ricetta originale non ci sta e dice basta alle "inesattezze" sostenute dal sindaco. «Lo stesso Comune di Bologna li preparava nel 1800 a sostegno delle classi meno protette - precisa Gianluigi Mazzoni, portavoce del Comitato - Il nostro sindaco dovrebbe ricordare questo piatto dal valore storico e sociale invece di attaccarlo».
E aggiunge: «Gli spaghetti bolognesi esistono. Sono attestati da documenti ufficiali, già a partire dal 1500. Sostenere il contrario è una inesattezza storica». «La polemica in atto non fa altro che danneggiare questo piatto - prosegue Mazzoni - la nostra tradizione e anche la nostra città. Al contrario noi crediamo nel valore di un processo di rieducazione dei più disparati condimenti che si usano all'estero sugli spaghetti chiamati bolognesi o “alla bolognese”. Bisogna ricondurre questo piatto universale nel corretto alveo della tradizione storica e documentata».
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