STORIE AQUILANE/ La mitica Gara Automobilistica al Circuito di Collemaggio

Il Circuito di Collemaggio in una foto d'epoca
di Enrico Cavalli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Maggio 2022, 22:30

L'AQUILA Nel secondo Dopoguerra, il mantenimento dell’Aquila “capitale dello sport”, ricevette impulso dalla rinnovata sezione locale dell’Automobil Club d’Italia.

I pionieri del motorismo, Gustavo Marinucci e Elio Sericchi, si rivolsero all’onorevole Emidio Lopardi a sua volta sollecitante la direzione Anas, di Eugenio Gra, a favore di un “Circuito di Collemaggio” valevole per la “Formula Junior”, più lungo di quello del Principato di Monaco.

Un simile sforzo comportò dei riassetti stradali fra località Mammarella e lo staccone di “Cristo Re”, assommante tremilaseicento metri di percorso; a finanziare l’opera di oltre un milione di lire, avvalorabile dal parere del pilota teramano Berardo Taraschi, fu l’imprenditoria rocchigiana dei Cidonio, al cui dinasta Pietro, verrà intitolata la corsa e che stimolava l’aquilana “Officina Marotta” a una scuderia automobilistica.

Allo “start up” del “Gran Premio Pietro Cidonio”, nel luglio 1950, presero parte tra piloti italiani e locali, Carlo Falli, Filippo Ercolani, Salvatore Casella, Giuseppe Rossi, Giulio Cabianca, Sesto Leonardo, e, a dare un tocco di prestigio e salto nel costume sociale, la comparsa a bordo della “Urania” di Taraschi, della napoletana Maria Teresa De Filippis che andrà in Formula 1; gli spettatori ammireranno i campionissimi Luigi Musso e Gigi Villoresi, rispettivamente, su Ferrari e Osca-Maserati.

Propedeutico alle “targhe” Florio, Millemiglia e Formula 1, stette il circuito aquilano, che divenne ambito dagli assi internazionali Joachim Rindt (su Simca), Bardy Barry, Roberto Lippi, Ernesto Brambilla e Corrado Manfredini (su Wainer), Guglielmo Bellasi e Jo Siffert (su Lotus-Ford), Klaas Twist (su Brabham); memorabili, gli esordi ai saliscendi di Collemaggio del collaudatore della Abarth, Mario Poltronieri, di lì a qualche anno il telecronista principe della Rai, del “fordista” e italoamericano Mario Andretti, lo sfidante della “star” di hollywoodiana Steve Mcqueen a Sebring nel 1970 ed iridato di Formula 1 su Lotus nel ‘78.

Ospitando il “gotha” delle marche automobilistiche mondiali, L’Aquila, che avrà la nuova sede dell’Aci, in via delle Bone Novelle, come dall’auspicio dal suo presidente nazionale, il duca Filippo Caracciolo nel 1960, dunque, replicava al clamore regionalmente suscitato dalla Federazione automobilistica internazionale che scelse nel 1957, in sostituzione del Gran premio di Formula 1 del Belgio, il tracciato di Pescara.

Negli anni del “boom” e motorizzazione di massa, la gara aquilana, se si ravviva per le imprese del tedesco Kurt Aherens che lasciata la Cooper per la Ford vince l’edizione del 1963, tuttavia, viene a risentire di una stasi organizzativa a causa dei contraccolpi degli incidenti automobilistici di LeMans e nella Mille Miglia.
Soprattutto, nell’“austerity” del settore automobilistico, si perde il mosaico politico-imprenditoriale a sostegno del Circuito di Collemaggio, laddove, si assiste alla “benedizione” delle macchine a margine della Perdonanza, e, nel migliore dei casi al transito di vetture per la rievocazione di trofei “d’antan”.

Ora, finalmente, un ritorno in città della gloriosa “Coppa Pietro Cidonio” e per la quale sono state stanziate risorse pubbliche per centomila euro necessari alla sistemazione del percorso di gara su “viale di Collemaggio, viale Francesco Crispi, 17 bis, via Girolamo da Vicenza, galleria e via Caldora”, alla insegna di una L’Aquila, oggi, “Città Europea dello Sport”, come, appena, l’altroieri, fra le capitali sportive italiane.

Enrico Cavalli

© RIPRODUZIONE RISERVATA