La chef Marta Di Marcoberardino: «Ho organizzato il mio lavoro in base alle esigenze dei miei tre figli, sono orgogliosi di me»

La storia da Teramo. "Ai giovani dico che la passione è il primo elemento che deve vincere, poi ci sono la costanza, la continuità"

La chef: «Ho organizzato il mio lavoro in base alle esigenze dei miei tre figli, sono orgogliosi di me»
di Agostina Delli Compagni
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Lunedì 11 Dicembre 2023, 07:16 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 00:21

La tenacia, il talento e la passione per la cucina sono delle costanti nella vita di Marta Di Marcoberardino, 48 anni, originaria di Arsita, è la chef di un noto ristorante di Castellalto e la presidente della Federazione italiana cuochi della provincia di Teramo e, in vista del Natale, suggerisce tre succulenti menù tradizionali per tutti i palati.
«La mia passione - spiega Marta Di Marcoberardino- nasce da piccola. Avevo solo nove anni. Ricordo che cucinavo insieme alle mie zie mentre mia mamma lavorava in fabbrica. Mia zia Lena mi ha insegnato tutti i dolci del territorio: le sfogliatelle, i bocconotti e i “tatù” ossia dei biscotti di Arsita. Li ho rinominati “martatù” bilanciando bene la ricetta. È diventato un mio brand: è un dolce del ricordo di quando ero bambina, pura espressione della mia infanzia».


L’impegno verso la cucina continua anche durante l’adolescenza. «Ero - continua Marta- la più grande di quattro figli e spesso cucinavo anche per i miei fratelli. Lì ho iniziato a cimentarmi da sola nelle ricette salate. Noi eravamo
una grande famiglia. C’era chi faceva una cosa e chi un’altra. Ho conseguito il diploma presso l’Istituto Alberghiero
di Pescara. Un tempo era una scuola per soli uomini: il primo giorno di scuola in classe c’ero solo io insieme a
trenta ragazzi. Uno dei miei professori storici ha creduto nelle mie capacità. Sapevo di poter fare ma so che posso
sempre imparare e migliorare». L’attività lavorativa di Marta parte molto presto. «Ho iniziato -aggiunge Marta- a Silvi a soli 14 anni. Poi ho avuto una bellissima esperienza con Claudio Di Bernardo a Rimini che mi ha instradata in questo mondo. Da lì è stato tutto in divenire. Noi cuochi a volte per esprimerci al meglio cambiamo location: se diventiamo troppo metodici, non diamo il nostro meglio. Quando cucino devo esprimere me stessa. Mi ritengo la chef della tradizione: il timballo, la chitarra con le pallottine, le mazzarelle, l’agnello cacio e uova e il baccalà con le patate e i peperoni.

Quest’ultimo è un piatto povero che vorrei riproporre anche a casa».

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Marta è anche moglie e madre di tre figli. «Ho fatto sempre - sottolinea Marta - questo mestiere e mi sono specializzata in pasticceria. Ho organizzato il mio lavoro in base alle esigenze dei miei figli. Quando mi sono riproposta in cucina ho incastrato i miei impegni con i loro. Sono molto orgogliosi della loro mamma. Ai giovani dico che la passione è il primo elemento che deve vincere, poi ci sono la costanza, la continuità. Bisogna
anche studiare tanto e stare al passo con i tempi. Le ricette antiche vanno riproposte in chiave moderna mantenendo il gusto e i sapori. Consiglio di affiancare i cuochi con tanta esperienza e soprattutto di non spaventarsi. È un mestiere difficile ma, preso nel verso giusto, ci fa esprimere al meglio». Marta ha partecipato ad alcune trasmissioni televisive: “Cuochi D’Italia” con Alessandro Borghese, è stata ospite di Jennifer Di Vincenzo ed è molto legata al suo territorio. «Amo proporre la mia teramanità. Sono cresciuta - conclude Marta - in un paese che mi ha aiutata a capire come affrontare il mondo. Teramo, a livello gastronomico, è una provincia molto ricca. Ogni ricetta ha la sua sfaccettatura: pensi che la mazzarella cambia da Notaresco a Teramo. La nostra cultura gastronomica è ricca e succulenta rispetto alle altre province. Noi teramani abbiamo un know how in più e siamo dei buongustai. Sicuramente un piatto non fatto bene lo identifichiamo subito».


 

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