Non è indigente e resta agli arresti domiciliari: il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco, ha così respinto la richiesta del 44enne di Sulmona che il mese scorso si vide aggravare la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla sua ex moglie, con quella di detenzione a casa. L’uomo, difeso dall’avvocato Alessandro Margiotta, aveva chiesto al giudice di potersi recare a lavoro dalle 8 alle 18, ma il tribunale ha stabilito che non è per lui un’urgenza.
«L’indagato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari può essere autorizzato ad allontanarsi dal luogo di arresto per esigenze lavorative quando lo stesso non possa altrimenti provvedere alle proprie indispensabili esigenze di vita ovvero versi in stato di assoluta indigenza – si legge nell’ordinanza della giudice -. Nel caso di specie l’indagato risulta titolare di entrate patrimoniali diverse ed ulteriori da quelle reddituali derivanti dalla sua attività lavorativa, non potendosi desumere lo stato di indigenza dal mero stato cautelare». In compenso il 44enne potrà recarsi al Centro di salute mentale due volte a settimana per tre ore per seguire le terapie di cura a cui è sottoposto, fermo restando di arrivarci percorrendo la strada più breve e senza fare soste.
L’uomo, d’altronde, era stato ritenuto una minaccia seria per l’ex moglie, rappresentata dall’avvocata Teresa Nannarone: sottoposto al divieto di avvicinamento a maggio, aveva violato più volte l’ordine del giudice, continuando a minacciare e stalkerizzare la ex moglie, fino a minacciare di usare l’ascia del nonno.