I sindaci pro-Legnini al governatore Marsilio: «Chiarisci e tue minacce»

I sindaci pro-Legnini al governatore Marsilio: «Chiarisci e tue minacce»
di Saverio Occhiuto
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Venerdì 15 Febbraio 2019, 09:33
Tra le prime dichiarazioni a caldo rilasciate dal neo governatore dell'Abruzzo Marco Marsilio la notte del 10 febbraio, quando il risultato delle regionali era ormai acquisito, ce n'è una che ha assunto il tono di un avvertimento nei confronti del 162 sindaci che hanno sottoscritto l'appello per la candidatura di Giovanni Legnini: «Quelli in scadenza si preparino a fare le valigie perché l'area è cambiata», aveva detto Marsilio tra le bollicine della festa e gli abbracci affettuosi di Giorgia Meloni. Messaggio interpretato come dato politico: le amministrazioni di centrosinistra hanno i mesi contati. Ma anche come una velata minaccia di "rappresaglia" del nuovo governo regionale di centrodestra contro quei 162 Comuni che avevano giurato fedeltà a Legnini. Territori la cui sopravvivenza (come quella degli altri 143 Comuni abruzzesi) è legata alle risorse erogate dalla Regione per il mantenimento di servizi essenziali, come la sanità e i trasporti. E a tutte le altre destinate a risolvere le questioni annose della costa e delle zone interne: dal rischio idrogeologico all'erosione, dalla viabilità alla tutela ambientale, dalla ricostruzione allo spopolamento.

Parole ritenute imprudenti negli stessi ambienti di centrodestra, perché nelle assemblee elettive siedono anche i consiglieri di opposizione che, proprio grazie alla vittoria del centrodestra in Regione, speravano di ottenere qualcosa di buono per il proprio territorio, passando all'incasso. Ora è il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, a chiedere a Marsilio di chiarire il senso della sua affermazione, facendosi in qualche modo interprete del sentimento dei colleghi: «L'autonomia delle comunità locali - spiega - deve essere rispettata dal governo regionale, sia in termini di condotta politica che nel tenore delle dichiarazioni: questione di forma, di sostanza e di relazioni tra livelli istituzionali. Una conseguenza semplice del fatto - sottolinea Alessandrini - che il presidente di Regione una volta eletto è il presidente di tutti e dovrebbe rappresentare per questo tutte le istituzioni».

Parole pronunciate a caldo, senza la mediazione di una opportuna riflessione? «L'ebrezza della vittoria - osserva ancora il sindaco di Pescara - non può giustificare una risposta tale, che riduce a disfide da bar il dialogo politico. Un dialogo che fra istituzioni deve volare alto». E qui iniziano gli interrogativi sulla reale interpretazione della frase del presidente della Regione. «Cosa ha voluto dire Marsilio - si chiede Alessandrini - ai 162 sindaci che hanno sostenuto il generoso sforzo di Giovanni Legnini? Che i Comuni dove governano sindaci di centrosinistra valgono di meno? Che il dissenso non va gestito ma eliminato, come accadeva in tempi bui della nostra storia? Che il vento travolge anche chi non la pensa come la nuova maggioranza pro tempore, in un momento in cui i cambiamenti arrivano velocemente a hanno vita breve? Basti pensare - osserva amcora il sindaco di Pescara - alla parabola del Movimento 5 stelle in Abruzzo».

Da qui l'invito a Marsilio di un chiarimento pubblico delle sue parole: «Chiarisca il senso di quelle affermazioni, non consone a un presidente di Regione. I sindaci che hanno sostenuto la candidatura di Legnini hanno un chiaro alfabeto democratico e sono consapevoli che una volta chiusa la competizione elettorale, i principi della nostra democrazia impongono il riconoscimento dei ruoli istituzionali a tutti, perché ciascuno di noi rappresenta un pezzo della comunità abruzzese che lui amministra - continua Alessandrini - e che non può essere messa all'indice dagli attacchi e dalle velate minacce espresse nelle prime dichiarazioni ufficiali rese dal presidente della Regione». Una coda della campagna elettorale che lascia ancora qualche duello aperto sul campo. »Ma ora - è l'ultima riflessione del sindaco di Pescara - il tempo della propaganda è finito . Invitiamo il neo presidente a lavorare per la nostra regione, di cui in campagna elettorale ha sostenuto di sentirsi parte. Lo faccia rispettando l'Abruzzo e le sue culture politiche. E se io e gli altri sindaci saremo costretti a fare le valigie, di certo non sarà per il suo anatema ma per un valore altissimo che si chiama democrazia».
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