I lupetti orfani incontrano fratello e sorella nell'area faunistica: la madre uccisa dai bracconieri in Umbria

Furono trovati ammalati e denutriti sul Monte Subasio: ora vengono curati nel centro del lupo appenninico di Civitella Alfedena

I lupetti orfani incontrano fratello e sorella nell'area faunistica: la madre uccisa dai bracconieri in Umbria
di Sonia Paglia
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Venerdì 9 Febbraio 2024, 07:32 - Ultimo aggiornamento: 09:23

Si sono ricongiunti al fratello e alla sorella, i due giovani esemplari di lupo appeninico, provenienti dall’Umbria. Sono ospitati nell’area faunistica del Lupo appenninico di Civitella Alfedena, centro pilota del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Sono entrambi maschi, di circa 8-10 mesi di età. I giovani lupi hanno affrontato un percorso travagliato, fin dal momento del loro ritrovamento, avvenuto a maggio del 2023. I volontari del Cras li trovarono nell'area del Monte Subasio, con la rogna, spaventati e denutriti. Erano rimasti orfani della loro madre, pare uccisa dai bracconieri. Da quel momento iniziò un delicato processo di cura e riabilitazione, programmando in seguito, il loro trasferimento nelle strutture faunistiche del Parco abruzzese, grazie alla collaborazione tra i veterinari Massimo Floris e Leonardo Gentile. Ora, hanno la possibilità di ricongiungersi ai fratelli, già ospitati nell'area faunistica.

A novembre erano arrivati due lupi, un maschio e una femmina, avevano appena quattro mesi di vita al momento del loro ingresso. Anche loro orfani della stessa madre. Questa unione rappresenta un passo importante, fondamentale per il loro benessere e per la creazione di un ambiente naturale, quanto più possibile simile alle condizioni di vita in libertà.

Successivamente sarà valutata la loro immissione nell'area principale, insieme al branco costituito da altri quattro esemplari. «Inutile ribadire - afferma l’ente Panalm -  come per questi animali, purtroppo, non vi sia alcuna possibilità di reimmissione in natura, non avendo ricevuto le cure e gli insegnamenti parentali. Per quanto sia difficile vedere in cattività questi animali, vero e proprio simbolo della natura selvaggia, ci piace ricordare sempre quanto la loro presenza, qui, possa dare un contributo fondamentale alla conservazione dell'intera specie, in termini di divulgazione e accettazione sociale». 

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