L'oculista abruzzese Pier Enrico Gallenga nell'equipe che studia i disegni di Leonardo Da Vinci

L'oculista abruzzese Pier Enrico Gallenga nell'equipe che studia i disegni di Leonardo Da Vinci
di Mila Cantagallo
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Mercoledì 26 Ottobre 2022, 08:32 - Ultimo aggiornamento: 08:33

C'è uno studioso abruzzese nella recente scoperta che il Cristo di Lecco, una sanguigna su carta realizzata tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI, sia attribuibile a Leonardo Da Vinci. Lo ha rivelato Rolando Bellini, già docente all'accademia di Belle Arti di Brera, nel corso del convegno Epistemologia della bellezza-Leonardo, un caso di studio svoltosi a Milano. Tra i relatori, Pier Enrico Gallenga, ordinario emerito di clinica oculistica alla d'Annunzio.

Il luminare è nel gruppo di studiosi del ritratto di proprietà della famiglia lecchese Gallo Mazzoleni, promotrice dell'evento. Camice a parte, Gallenga è un profondo conoscitore del poliedrico artista toscano, capace di sconfinare perfino nel gossip, con un inedito su Monna Lisa. E spiega così il suo ruolo nel lavoro che ha portato alla straordinaria attribuzione: «Lo studio di Leonardo come persona e della fisiognomica dei suoi dipinti. Accadeva spesso che percepisse anticipi su commissioni di lavori che non consegnò mai. Questo rese la sua attività di pittore poco ambita dai committenti, al punto che a Roma dovette girare varie casate per trovare lavoro. Aveva una personalità inconcludente, cominciava mille progetti che abbandonava senza finalizzare. A Leonardo è stata attribuita una sindrome Adhd, disturbo dell'attenzione. Era probabilmente dislessico. Nei manoscritti ci sono inversioni di lettere speculari, ma la storia dello specchio per scrivere al contrario per non farsi leggere è una sciocchezza».


Il prof svela anche la tecnica degli occhi dipinti da Leonardo, che assorbono forma e colori del mondo circostante: «Per studiare la struttura dell'occhio sanza perdere omori, lui includeva i bulbi in albume d'uovo che faceva bollire fino ad ottenere un impasto sodo, ma ciò provocava artefatti spostando il cristallino al centro dell'occhio.

Il metodo rese incorretti i suoi calcoli sui fuochi, ottenuti applicando la geometria euclidea e la piramide visiva». Gli studi su Da Vinci sono stati portati avanti insieme a una squadra accademica formata anche da rappresentanti dell'ateneo abruzzese come Luigi Capasso, direttore del Museo universitario, e Felice Festa, professore di gnatologia.

Gallenga è diventato un ricercatore di Leonardo Da Vinci perché attratto dall'approccio olistico del team di studiosi e dalle vicissitudini delle sue opere: «Carte, disegni, schizzi, sanguigne e scritti d'ingegno lasciati al Melzi - prosegue - poi ceduti a Pompeo Leoni, vennero disperse in fogli separati, o variamente rilegati. Del Trattato della pittura esiste una antica copia in Abruzzo, il Codice Lauri. I disegni anatomici confluirono in gran parte nel Codice Windsor restando sconosciuti per secoli. Cent'anni dopo di lui, l'olandese Andrea Vesalio, docente di anatomia e chirurgia all'Università di Padova, pubblicò le Tavole anatomiche diventando immeritatamente il fondatore dello studio dell'anatomia. Come non essere attratti da tutto ciò?». La rivelazione della presunta paternità del Cristo di Lecco potrebbe aprire la strada a ulteriori scoperte: «Questa risposta spetta agli storici dell'arte, a Bellini prima di tutti», conclude Gallenga. Resta da svelare il gossip di Monna Lisa: «Aveva una sindrome metabolica, la straordinaria capacità di resa pittorica di Leonardo ce ne mostra i segni. Uno Xantelasma (lesione) alla radice sinistra del naso, pinguecola (escrescenza) mediale in occhio sinistro, Xantoma (placca giallastra) della mano destra. Ecco a che cosa serve un clinico in uno studio sui pittori».

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